Caro direttore,
ti giro la lettera che segue, una delle tante che invadono i tavoli delle redazioni. Alle paro-
le dello scrivente mi sono permesso di apporre un mio personale commento.
È solo l’inizio di una delle tante lettere (che prosegue con un
j’accuse
) quelle a cui nei
variegati Tg non si darebbe alcuna risonanza; al Tg1 delle 20 (quello di punta) qualche setti-
mana fa si è trattato di come proteggere i cani dal freddo inverno, e quindi dei pranzi fuori
porta, e dei vestiti che non si intende più indossare...
È questo il Paese occidentale dove il
Grande fratello
e l’
Isola dei famosi
continuano a fare
ascolti; il paese dove si legge meno, dove ci si laurea di meno, dove l’intelligenza scappa
all’estero mentre si continuano a fare tagli sull’istruzione e sulla ricerca.
Miliardi sottratti alla
formazione dei nostri ragazzi –
scrive Maltese
– ma non ai corrotti, ai ladri, agli evasori
.
E allora dei giovani si mette in mostra solo la bellezza, spesso accompagnata da analfabe-
tismo, si mette in mostra il gesto atletico, l’esplosione della giovinezza, la nudità, in una paro-
la – scrive il filosofo Galimberti – il corpo. E intanto la loro mente, la loro iniziativa, il loro
coraggio, il loro volontariato, la voglia di futuro viene assopita, mortificata, messa in disparte,
trascurata.
Dei giovani si parla spesso –
sostiene ancora il filosofo
– ma quasi mai si dà loro
la parola. Se solo si desse la possibilità di esprimere al meglio il loro entusiasmo, la loro forza
giovanile e la cultura, la società si avvantaggerebbe, ci sarebbe più ricchezza reale e proba-
bilmente meno corruzione
. Ma se questo non avviene, è evidente che non fa comodo alla
gerontocrazia al potere perché –
sempre Galimberti
– la società non abbia sussulti e prosegua
nel suo ineluttabile declino...
Il dissidio generazionale rimane nondimeno in bilico, un dibattito mai del tutto affrontato.
Se ne occupano rari documentari e film d’autore. Pensiamo al francese
Risorse umane
di
Laurent Cantet, uscito una decina di anni fa ma sempre attuale, circa la lacerante diatriba fra
inserimento e sfruttamento, fra produzione e qualità della vita.
Intanto il giovane ingegnere attende sempre una risposta.
Armando Lostaglio
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.....Ho 25 anni, sono ingegnere informatico, studio
per conseguire la laurea magistrale nonostante la mia
grinta sia peggio di una fiammella tremolante. Scrivo
con la speranza che qualcuno possa comprendere il
disagio che molti ragazzi della mia età sono costretti
a sopportare a denti stretti.
Almeno una volta al giorno il discorso spunta fuori:
che faremo tra qualche anno? Come faremo con mille
euro al mese a comprare una casa? È mai possibile
che nessuna istituzione prenda sul serio le nostre pre-
occupazioni? Non vuol essere questo lo stereotipo di
lettera permeata delle consuete lamentele, bensì una
semplice richiesta di ascolto.....