I PRIMI PASSI DEL CINEMA RELIGIOSO
E L’IMPEGNO DEI CATTOLICI
di Davide Zordan
( I parte )
Il 1895, data della prima proiezione in pubblico del “cinematografo” dei fratelli
Lumière,segna probabilmente l’inizio di una delle più importanti rivoluzioni silenziose della
storia della civiltà. La potenza suggestiva del nuovo strumento di comunicazione fu subito
manifesta, e suscitò entusiasmo e meraviglia. Più lenta fu invece l’intuizione delle sue poten-
zialità propriamente artistiche. Ben presto, comunque, apparve che la prodigiosa invenzione
rappresentava un linguaggio: non semplicemente una fotografia animata, ma una successione
di fotografie animate (piani), differenziati secondo la distanza della camera, la sua posizione,
il suo movimento. Insomma: «un sistema di fotografie animate che ha acquisito caratteri spa-
ziali e temporali nuovi».
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Quanto al legame tra cinema e religione, il
suo esplicitarsi fu esso pure immediato: nel
1897 apparvero i due primi film sulla passione
di Cristo, realizzati in Francia. Del primo, la
Passion Léar
, non si è conservata traccia, men-
tre il secondo, opera di Lumière stesso, era la
registrazione di una rappresentazione della
Passione a Horitz, in Boemia. Un anno più
tardi, in America, si produce
Il mistero della
Passione di Oberammergau
, il primo con atto-
ri professionisti. Viene poi una
Vie du Christ
francese del 1899, prodotta dalla Gaumont e
affidata a una donna. Quest’opera di pochi
minuti (come del resto tutte quelle realizzate
nei primi tempi), si rifaceva ai grandi modelli
dell’arte pittorica – una soluzione poi spesso
riutilizzata dal cinema biblico. Passa ancora un
anno e Méliès realizza
Cristo che cammina
sulle acque
: un corto di 35 secondi che utilizza
per la prima volta un effetto speciale (una dop-
pia esposizione) in contesto religioso. Questi
pochi accenni riguardo a una vicenda – quella
delle vite cinematografiche di Gesù – che è già stata ampiamente ripercorsa
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bastano per affer-
mare che “cinema” e “cinema sulla religione” nascono insieme. Tuttavia tale interesse dei
primi cineasti verso il religioso e la tradizione biblica va ben contestualizzato. Per i primi ven-
t’anni almeno, il cinema è cresciuto infatti operando un saccheggio indiscriminato nei confron-
ti delle opere di ogni letteratura, antica e moderna. I soggetti più noti e universali furono evi-
dentemente i più sfruttati.
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1 E. Morin,
Le cinéma ou l’homme immaginaire. Essai d’anthropologie
, Paris 1956, 64. Corsivo dell’autore.
2 Cfr. P. Leprohon,
Les évocations directes de la Passion
, in «Etudes cinématographiques» 10-11 (1961); P.
Malone, Movie Christ and Antichrist, New York 1990; R. Kinnard e T. David, Divine Images: A History of Jesus
on the Screen, New York1992; L. Baugh,
La rappresentazione di Gesù nel cinema: problemi teologici, problemi
estetici
, in «Gregorianum» 82 (2001),199-240.
1
Giotto,
La Crocifissione
- particolare