CineArte on line 2007 - 213 - page 397

ARCHITETTURA PER UN DIALOGO INTERRELIGIOSO
IL PROGETTO 100 PALME DI DUBAI
Il
Progetto 100 Palme – Hundred Palms Project
è il progetto concepito nel
corso del 2004 da Rossella Vasta, pittrice, e Giacomo Pirazzoli, architetto.
Partendo dall’idea di dare forma architettonica ad uno spazio destinato ad
incontri, con cui uomini di diversa confessione possano imbastire un dialogo nel
rispetto delle reciproche identità religiose, la ricerca – di matrice tardo-figurativa
– che Rossella Vasta ha negli anni condotto sulla palma (quale essenza archetipa
continuamente presente come simbolo di pace nelle diverse religioni) è stata il
punto d’inizio di un percorso solidale fra pittura e architettura.
L’identificazione del luogo – Dubai, cuore pulsante del mondo arabo, oggi
sempre di più luogo d’incontro fra Oriente e Occidente per traffici e scambi,
contaminazione ed accelerata velocità di eventi e di fatti – è cruciale, e fa del
progetto una dichiarata, dagli autori, “utopia tòpica”.
Le palme, che Rossella Vasta dipinge su tele trattate con bitume, così da
trarne una pittura spessa e materica, verranno di fatto “strappate” dall’intervento
di Giacomo Pirazzoli – misuratosi a sua volta a lungo con il tema dell’espressività
figurativa e strutturale della colonna, dapprima lignea e poi fatta pietra – alla loro
essenza bidimensionale, per ricomporsi nell’evidenza tridimensionale dello spazio
sotterraneo. Le novantasei tele, una palma ciascuna, vengono compattate quattro
per quattro così da formare – fra struttura e decorazione, com’è nei templi della
tradizione vitruviana occidentale, e pure in quella dei templi indiani, come nelle
grandi moschee – il lato dei ventiquattro pilastri quadrati della sala ipostila,
quadrata anch’essa , luogo fisico dell’incontro e del dialogo interreligioso.
Figura planimetrica studiatamente priva di assialità, isomorfa e ripetitiva
nella sua elementare concezione (con una sottesa trama
ad circulum
) la sala vera e
propria è anche la sublimazione pietrificata di un giardino. Vi si accede da quattro
lunghe rampe inclinate, ove in anamorfosi vengono disposte, realizzate a mosaico,
altre quattro palme visibili solo dal basso, risalendo dalla sala.
Al centro del sistema, che è bagnato dalla luce naturale lungo tutto il bordo
perimetrale, si apre un
oculo
orizzontale, che indirizza la luce sull’unica vera
palma, destinata a compiere il proprio ciclo vegetativo crescendo giorno dopo
giorno. Al di sopra della sala, alla quota di copertura – che per l’esterno è la quota
del suolo desertico – si estende un bacino acqueo, un velo piuttosto, memoria
dell’oasi, quasi un piccolo lago sospeso.
Non sfugge agli autori il livello di difficoltà teorica e pratica che
Hundred
Palms Project
è destinato ad incontrare: lo sanno per le vie della committenza e
attraverso gli stessi suggerimenti e consigli ricevuti; per non dire dell’emozionata
partecipazione a cui il progetto va incontro. Gli autori sanno che il carattere di
“necessità” delle cose concorre a renderle vere: così è per il dialogo e per
l’incontro fra le religioni, a cui il progetto è dedicato nella sua più autentica
sostanza. Un parco ampio e rigoglioso attende di accogliere al suo centro il
piccolo, raccolto spazio pittorico e architettonico.
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