IL “SERVIZIO DIDATTICO” DEL POLO MUSEALE ROMANO
Del tutto fuori della prassi linguistica consueta, è la sorte subita da qualche decennio ad oggi
dal termine
museo
. Dalla stima incondizionata, propria delle origini patrizie e prelatizie,
mantenutasi integra ad opera di una borghesia colta e illuminata, la parola
museo
è venuta nel
tardo Novecento via via perdendo di prestigio e di credito, fino al punto di diventare sinonimo
di “non vita”. Il culmine del discredito si ebbe, dopo le sfuriate futuristiche contro il “chiaro di
luna”, ad opera delle nefaste consorterie dei cultori di un più che dubbio progresso. E non a
caso, i fautori di una Venezia interrata nell’asfalto, additavano al disprezzo delle masse i
connotati “museali” della città lagunare. Forse anche grazie al proposito di salvare
l’istituzione
museo
dalla paventata deriva, è nato e va sviluppandosi il proposito d’investire
l’istituzione
museo
di funzioni integrate rispetto a quelle, originarie, svoltesi all’insegna del
prestigio culturale e della contemplazione. La più riuscita tra le funzioni integrative si è
rivelata quella di attribuire alla istituzione una strategia didattica vera e propria, in sostituzione
di quella blanda opera di “diffusione e divulgazione” burocraticamente attribuita in
precedenza ai musei di ogni
specie e grado. Nei casi migliori si è venuto così
profilando un vero e proprio servizio scientifico,
articolato e complesso, implicante al suo interno una
doppia competenza: in campo storicodidattico e in
campo metodologico. Va detto a questo punto che la
costituzione dei così detti “poli museali” è utilmente
sopraggiunta per attribuire, affinandola, una valenza
educativa e formativa – quanto meno, del gusto – alle
varie esperienze didattiche già sorte, per iniziativa di
singole personalità, in più luoghi del paese.
Galleria Borghese. La facciata
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È il caso del
servizio didattico
del Polo museale
romano che ha conferito sistematicità e continuità ai
meritevoli tentativi messi precedentemente in atto.
Approvato nel 1996 dal soprintendente Claudio
Strinati, esso dispone oggi, nella sede della prestigiosa
Galleria Borghese, di un vero e proprio laboratorio
didattico aperto ai giovani e agli adulti. Il “servizio” è
affidato alle cure della dottoressa Paola Mangia, che
associa il proprio nome, per convinzione e spirito d’
iniziativa, a quello illustre della promotrice di un
primo corso formativo, organizzato negli anni sessanta
dalla non dimenticata Paola Della Pergola, direttrice
emerita della Galleria Borghese.
Sala 1. Della Paolina Borghese Segue