Anche il nostro Pasolini analizza gli ingranaggi musicali del cinema. Indirizzando lo sguardo
nella dimensione architettonica, egli parla di “
una applicazione orizzontale e una applicazione
verticale. L'applicazione orizzontale si ha in superficie, lungo le immagini che scorrono: è
dunque una linearità e una successività che si applica a un'altra linearità e successività. In
questo caso i valori aggiunti sono valori ritmici e danno una evidenza nuova, incalcolabile,
stranamente espressiva, ai valori ritmici muti delle immagini montate. L'applicazione vertica-
le (che tecnicamente avviene nello stesso modo), pur seguendo anch'essa, secondo linearità e
successività, le immagini, in realtà ha la sua fonte altrove che nel principio: essa ha la sua
fonte nella profondità. Quindi più che sul ritmo viene ad agire sul senso stesso
11
”.
Concludendo, sempre con le parole di Pasolini, leggiamo:“
La trasformazione che essa [la
musica] opera sulle immagini resta un fatto misterioso, e difficilmente definibile [...]. La sua
vera funzione è forse quella di concettualizzare i sentimenti (sintetizzandoli in un motivo) e di
strumentalizzare i concetti [...]
12
”.
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11
P. P. Pasolini, in E. Kermol,
La musica del cinema
,
12
P. P. Pasolini, in S. Miceli,
Musica e cinema nella cultura del Novecento
, Milano 2000
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