ROMAN VLAD
Tutta al di fuori di ogni regola o norma, la vita avuta in sorte da Roman Vlad. Originario
della Bucovina, crogiuolo di razze e nazionalità conteso e spartito nel tempo fra Austria, Mol-
davia, Ucraina e Romania – romano per fedele
adozione – cittadino di Positano per scelta esti-
va e festiva – spirito intensamente religioso ma
non credente, egli ha celebrato nel raccoglimen-
to interiore i suoi novant’anni di vita (settanta
circa di musica), apponendo lo scorso Natale la
firma alla sua, al momento ultima composizione
musicale:
Ballando con la vespa di Toti
. Si trat-
ta di un’antologia di danze antiche e moderne su
versi di Toti Scialoja, con il coro di voci bianche
dell’
Arcum
. E Vlad ne ha ottenuto in omaggio
da “Radiotre Suite” l’esecuzione in dedica del
suo
Concerto Italiano per piano e orchestra
, che
egli considera l’espressione più convincente
della propria gratitudine per l’Italia, che per
sempre lo accolse e in più modi lo plasmò, pri-
vilegiato alunno di Alfredo Casella.
Anche noi, a nostro modo, desideriamo parteci-
pare al festoso evento scrivendo di lui su queste
pagine di
CineArte on line
. Ma, consapevoli
come siamo della nostra inadeguatezza a darne
– per un concorso di cause – un ritratto propor-
zionato alla sua statura artistica, ci limiteremo a
recuperare brani del suo pensiero in ordine ai rapporti, presi in sé e per sé, fra musica e cine-
ma riferito all’arte. Come riferimento avremo un suo scritto di antica data – dalla quale tutta-
via prescindiamo – apparso a suo tempo sulla rivista
Bianco e Nero
, convinti come siamo del-
la persistente attualità della sua formulazione.
Per la precisione, le singole citazioni dai testi di Vlad, che andremo facendo, si propongo-
no di seguire un filo logico, a cominciare dalla distinzione preliminare da lui fatta, fra il docu-
mentario nel ristretto senso etimologico del termine, in quanto riproduzione oggettiva e imper-
sonale dell’opera d’arte; e il documentario preso in senso lato: votato all’ interpretazione nar-
rativa e critica, personalizzata, dell’immagine artistica. Vlad la designava con il termine di
riformulazione.
Ciò premesso, egli si trovò a dovere affrontare il rapporto, assunto in sé e per sé, fra cine-
ma ed arte; e a farlo in un periodo in cui il pregiudiziale discredito della musica per il cinema
era ancora preponderante, per voce di molti fra gli stessi musicisti. Per contro il giudizio di
Vlad era del tutto favorevole all’accoppiamento dei due generi, con la conseguente attribuzio-
ne, alla musica, di un ruolo indispensabile nei confronti del film sull’arte, come attesta il giu-
dizio che riportiamo. Dopo avere infatti affermato con qualche gusto del paradosso – parlando
del suo coetaneo Luciano Emmer principe della riformulazione –
che sono i suoni ad aggiun-
gere ai gesti e agli atteggiamenti danzanti delle figure[…], la loro ‘azione’ dinamica
, Vlad pro-
cedeva senza dare adito ad alcun dubbio, sostenendo che
non è a questo punto che si esaurisce
l’apporto della musica, poiché è ancora al suo potere allusivo che
si deve assegnare necessa-
riamente la funzione di sostituire, o per lo meno trasfigurare i rumori e anche il parlato
, nel-
la misura nella quale questo non è chiamato a fornire allo spettatore alcuni dati indispensabi-
li per la comprensione del racconto visivo
. Per soggiungere poi:
Si potrebbe pensare che
accoppiando alle immagini una colonna di
naturalistici rumori e un testo dialogato
, si possa
aumentare l’effetto di autenticità dell’insieme.
Per nulla al mondo, ritiene Vlad,
giacché all’at-
to pratico […] un simile modo di procedere si rivelerebbe come un grave errore estetico, poi-
ché non soltanto gli elementi sonori
amusicali
non si sposano alle immagini stilizzate che
appaiono sullo schermo e non le rendono
più viventi
, ma per contrasto ne accentuano il carat-
tere non esistenziale, distruggendo la virtuale ‘animazione’
. Conclusione:
Soltanto delle forme
sonore organizzate, cioè musicali, le quali al pari delle forme figurative partecipano della real-
1