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Sì, il prodigio. Il più attendibile, il più semplice ma anche il più grandioso di tutti i
prodigi dei Vangeli. Prova a immaginare i discepoli, seduti nella stanza di forma
allungata, immersa nella semioscurità. Forse hanno consumato insieme un sempli-
ce pasto serale che magari li ha riportati col pensiero alla loro ultima cena con il
Maestro. Ma ora sono abbattuti, sconfortati e, come ho già detto, temono letteral-
mente per la propria vita. Allora si alza Pietro, colui che ha rinnegato Cristo, e ri-
mane in piedi in silenzio davanti ai suoi compagni. Loro lo fissano stupiti... possi-
bile che proprio
lui
voglia dire qualcosa? Di certo non è noto per la propria capaci-
tà oratoria, e dopo la catastrofe si è fatto più silenzioso che mai. Eppure adesso è lì
in piedi e ha intenzione di dire qualcosa, e così inizia a parlare, balbettando insicu-
ro. Pian piano, però, si infervora, e dice che è finito il tempo della viltà e della ver-
gogna. Non è forse vero che lui stesso e i suoi amici hanno avuto modo di parteci-
pare per nove mesi all’evento più straordinario che sia mai accaduto a essere uma-
no, dall’inizio dei tempi? Hanno ascoltato il messaggio sull’invincibilità
dell’amore. Il Maestro li ha guardati e loro hanno rivolto a lui il proprio viso.
L’hanno ascoltato e capito. Hanno intuito di essere stati scelti. Per nove mesi han-
no vissuto immersi in una nuova conoscenza, circondati da cure inimmaginabili. E
qual è il risultato? chiede Pietro guardandosi intorno in preda all’ira. Ecco qual è:
ricambiamo il dono ricevuto dal Maestro rifugiandoci nella nostra tana come ratti
rognosi. Passano le ore, i giorni e le settimane, dice Pietro. E noi trascorriamo il
tempo prezioso, risparmiando la nostra vita disgraziata senza alcuna utilità. E ades-
so mi chiedo, dice allora Pietro, adesso mi chiedo se non sia giunta l’ora di rico-
minciare da capo. Perché niente può essere più penoso della nostra vita attuale, o
meglio della nostra mancanza di vita. Perché dobbiamo nasconderci nelle tenebre e
nella viltà quando invece possiamo uscire alla luce del giorno e dire a tutti gli esse-
ri umani – al maggior numero possibile di persone, prima di essere catturati, tortu-
rati e uccisi – dire loro che l’amore esiste nella nostra vita, che è una realtà ignora-
ta. Non abbiamo scelta, a meno che decidiamo di morire soffocati nelle nostre ta-
ne. Pensate a questo: non molto tempo fa il Maestro ci è passato davanti per caso,
ci ha guardato e ci ha chiamato per nome
, ordinandoci di seguirlo. Lui ci ha scel-
to, uno per uno e tutti insieme, perché sapeva o credeva di sapere che avremmo
continuato a diffondere il suo messaggio.
Pietro guarda i suoi amici uno per uno e li chiama per nome. Sono undici in tutto,
poiché Giuda si è impiccato, colui che era forse il più devoto e che si era vendicato
credendosi tradito. Vi ricordate cosa ci disse il Maestro quando ci chiamò: Seguite-
mi, io farò di voi dei pescatori di anime. Quando Pietro finisce di parlare, tutti co-
loro che si trovano in quella stanza buia provano un senso di grande sollievo. Si
accendono le lampade, si versa il vino e si decide in che direzione ognuno di loro
deve partire per iniziare la propria missione. La mattina successiva, di buon’ora,
ciascuno parte per svolgere il suo compito. Ed ecco il
prodigio
: nel giro di due an-
ni il cristianesimo si diffonde in tutto il Mediterraneo e giunge fino al nord della
Francia. Milioni e milioni di persone sono cristiane e si preparano a sopportare tor-
ture e persecuzioni».
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