I PAESAGGI DI FRANCO DURELLI
Anche le parole, come tutto ciò che vive, hanno un loro ciclo: nascono, crescono, deperi-
scono, muoiono. Ciò a proposito del termine
territorio
– da considerare all’apice della frequen-
za con cui viene adoperato, sia pure in modi propri ed impropri – che ricorre oggigiorno ad
ogni tratto, essendo dilagato dal primitivo uso giuridico e istituzionale, a quello spirituale e
intellettuale. Ed anche noi nonostante qualche generica riserva, lo abbiamo inserito nel titolo
della presente rubrica. Ma, se ci interroghiamo sul perché della fortuna di codesto termine, la
riconosciamo proprio nella sua polisemia: cioè nella sua elasticità nell’assumere connotazioni
lessicali, le più disparate.
Questo ci è accaduto di pensare e di fare inserendo in questa
Finestra sul territorio
il tema
del paesaggismo (non esclusivo) di Franco Durelli, pittore contemporaneo dai molti meriti, che
Lucia Lazotti ha messo in luce con il consueto acume, scrivendo di lui nel testo che qui di
seguito pubblichiamo. Per parte nostra precisiamo che la scelta da noi fatta di evidenziare fra
le molte corde al suo arco, i paesaggi dell’artista, è frutto della nostra consapevole faziosità a
favore appunto del paesaggio nell’arte, da intendere come un bene assoluto.
“…Verso la metà degli anni Ottanta l’ interesse di
Durelli si sposta verso le vedute della natura. Sono
dapprima paesaggi inventati, ancora una volta resi
vitali dalla sua immaginazione, o forse sono fram-
menti di ricordi sedimentati nella memoria, che il
suo sentimento ha recuperato e tradotto in colli
ondulati, in crepuscoli malinconici. Si ha la sensa-
zione di conoscere quei luoghi, di viverli, perché
queste opere non presentano solo immagini, ma tra-
smettono anche suoni, atmosfere, silenzi, malinconie.
È un incanto che coinvolge tutti i sensi e dà un’
impronta fiabesca agli elementi paesaggistici.
Successivamente l’artista si ispira al vero, all’esi-
stente, in una progressiva, attenta visitazione degli
ambienti più tipici del nostro paese. Non è un caso
che la preferenza iniziale vada al paesaggio marchi-
giano, sua terra d’origine, nel quale entrano in
gioco elementi affettivi, ricordi introiettati dall’
infanzia, inconsapevoli nostalgie, ma accanto a que-
sto c’è la scoperta dell’ambiente toscano, di quello
umbro, dei paesini laziali, tutti paesaggi tipicamente
italiani, dagli andamenti ondulati, interrotti discre-
tamente dai profili di vecchie case, di borghi arroc-
cati, di antichi e severi monumenti avvolti dalla
vegetazione. Come è nel suo stile, Durelli interpreta
i paesaggi in modo semplificato, con le composizio-
ni scandite da pochi impianti lineari, quasi abbia
voluto lasciare alla mente e alle capacità individuali
1
F. Durelli,
Villa Adriana
, mm 280 x 190
F. Durelli,
Rudere
, mm 285 x 190