I BAMBINI DI SIGNORELLA
Questa rubrica – sia detto a tutto merito dei giovani lucani – “ rischia” di diventare un
monopolio della regione Basilcata (e speriamo anche un buon esempio), soprattutto in relazio-
ne alla molteplice, dinamica attività di Armando Lostaglio, animatore di razza oltre che gior-
nalista e scrittore. Siamo pertanto lieti di pubblicare un suo gradevolissimo pezzo, scritto come
sempre col cuore
.
Si chiama
Signorella
la frazione del Comune di San Fele immersa nella Valle di Vitalba, a
metà fra il Vulture e l’Appennino, ai limiti con l’agro di Atella. Il nucleo originario era com-
posto da una ventina di “fuochi”, come si diceva un tempo per identificare i nuclei familiari.
Erano contadini scesi a valle ai primi del secolo, quasi tutti parenti. Ora a
Signorella
non è
rimasto quasi nessuno, sono andati tutti via da quell’originario nucleo di case. Per la maggior
parte si trasferirono ad Atella, altri hanno preso la via dell’emigrazione, in Germania soprattut-
to, da decenni oramai. L’ultima abitazione si è chiusa non da molto tempo. Di quel nucleo di
case di pietre, ormai disabitate, esposte ad un forte vento, ci parla Sebastiano, un cinquanten-
ne che, dopo il terremoto dell’80, è ritornato a vivere in Basilicata, poco distante dalla natia
Signorella.
Vi è ritornato dopo ventiquattro anni di Germania, dove aveva un buon lavoro in un’azien-
da di salotti, professionalità acquisite che qui però non hanno trovato sbocco. Ma non si è sco-
raggiato. Fa di tutto, non si ferma mai. Della Germania conserva un buon ricordo, ottimi i rap-
porti con i tedeschi.
È ritornato dalle parti di quella frazioncina dove, da bambino, aveva sentito parlare di “un
grande lenzuolo luminoso su cui si muovono i pupacchi”. Aveva sentito parlare di cinema,
quando la televisione era solo nelle case con la corrente elettrica. In quei borghi, nelle fredde
serate d’inverno, allietavano il vicinato allungando un lenzuolo in verticale nella stanza più
grande illuminata dal fuoco: in cinque o sei inscenavano balletti, recitine spontanee, canzonci-
ne apprese nella vicina scuola ormai chiusa: giocavano con le loro ombre.
Quei ragazzini di
Signorella
non lo sapevano, ma il cinema è nato proprio così, con il gio-
co delle mitiche “ombre cinesi”, con la “lanterna magica”.
Sebastiano ora lo sa (prima di emigrare, ormai adulto, andava a piedi al cinema Pacella di
Atella) e lo racconta non senza nostalgia per quei lunghi freddi inverni dove, inconsapevol-
mente, ha ricreato gli albori del cinema.
Altri film - veri stavolta - accenderanno la sua vita:
Il cammino della speranza
(di Germi)
Pane e cioccolata
(di Brusati),
La terra trema
(di Visconti), e altri ancora, partendo dal neo-
realismo ai giorni nostri, con alle spalle un borgo che non c’è più, irrimediabilmente, forse.
Armando Lostaglio
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