PER IL CENTENARIO DELLA MORTE DI TOLSTOJ
Il teatro è bello anche vederlo nascere. Di questi tempi, per esempio, l’attore e regista Toni
Andreetta sta conducendo una serie di “prove aperte” del monologo che ha concepito in vista
del 2010, quando cioè ricorreranno i cent’anni dalla morte di Lev Tolstoj. Un omaggio e, insie-
me, un invito alla riflessione sull’esperienza morale del grande scrittore russo, adatto a essere
allestito sui palcoscenici tradizionali ma anche in spazi adibiti al culto o in luoghi d’assemblea
di una comunità, com’è accaduto qualche tempo fa all’oratorio Santa Maria di Dueville su ini-
ziativa di
Noi Associazione
e dell’
Unità Pastorale
con il patrocinio della
Regione Veneto
. Ne
La Confessione
– questo il titolo del lavoro, che rimanda esplicitamente all’omonima opera del
1879-’80 – è Tolstoj stesso a parlare, colto nella sua (frequente) veste di conferenziere: e a par-
lare di sé, figura di nobile e intellettuale, che è stato giovane soldato, che ha già conosciuto il
successo letterario con romanzi immortali come
Guerra e pace
, come
Anna Karenina
, e che
però un giorno, pur non mancandogli né l’agiatezza familiare né la fama, ha scoperto con sgo-
mento quanto tutto ciò non sia sufficiente a dare un senso effettivo, plausibile, alla propria vita.
Di fronte al baratro esistenziale che gli si para davanti, addirittura alla tentazione del suici-
dio, egli cerca ragioni e consolazioni nella scienza, nella filosofia, discipline che possono
impegnare e soddisfare la sete di conoscenza dell’intelletto, ma non placare l’assillo dell’ani-
ma.
Ed eccolo, per l’appunto, lo snodo decisivo: guardare oltre quelle “ragioni” che, in quanto
tali, si fermano al di qua delle domande spirituali sul destino, sulla finitezza terrena, e decide-
re di avvicinarsi a ciò che può condurre “oltre”, verso l’infinito, l’eternità. Ovvero, abbraccia-
re la fede. Attenzione, però: non tanto quella codificata dalle pratiche religiose, dal formalismo
di una Chiesa, bensì quel sentimento spontaneo e intimamente evangelico che sostiene i cuori
degli umili, degli oppressi, dei puri, capaci di aprirsi al prossimo nella pietà, nella solidarietà,
nel disinteresse, spontaneamente consapevoli che qualsiasi accadimento terreno, anche il più
difficile e incomprensibile, è alla fine inscritto in un benigno disegno di salvezza, di resurre-
zione.
Merito di Toni Andreetta, nella lucida esposizione contrappuntata dal figlio Giulio al piano
su pagine chopiniane, è di rendere tale scavo in una materia complessa e lancinante con un tono
pacatamente colloquiale, quasi confidenziale, impiegando tutta la sua sapienza espressiva nel
dosare pause e sottolineature, spunti narrativamente incalzanti ed efficaci sospensioni.
Antonio Stefani
6
Ll’ja Ef imoviè Repin –
Ritratto di L.N. Tolstoj