CineArte on line 2007 - 213 - page 217

PIER PAOLO PASOLINI E LA TELEVISIONE
È stato un rapporto esasperato, conflittuale fra Pier Paolo
Pasolini e la televisione: quella del suo tempo; un abisso
rispetto a quella odierna, spesso dozzinale e messaggera di
vuoto.
“Niente di più feroce della banalissima televisione”, sentenzia-
va a metà degli anni ‘60 il poeta-regista. Preveggente quasi,
profetico nei confronti di certa omologata emittenza che spu-
doratamente (oggi) sacrifica le intelligenze alle logiche com-
merciali degli ascolti. Eppure il poeta friulano l’ha analizzata
in una fase (pochi anni dopo l’installazione delle antenne sui
tetti) in cui i canali erano uno o due al massimo, poche le fasce
orarie di trasmissione, in cui “Non è mai troppo tardi” pur
svolgeva una funzione pedagogica, acculturante, unificante quasi per l’intera nazione, al di là
delle classi sociali. La successiva TV dei ragazzi, i caroselli (da Emmer in poi veri cortome-
traggi) e i varietà di Falqui, hanno segnato più di una generazione, caratterizzato un’epoca,
allietando le stanche sere degli italiani ancorché lambiti dal
boom
economico.
Ma Pasolini vi leggeva una “sistematica falsificazione di ogni frammento di verità”.
Un’avversione che lo spingeva sempre più ad apprezzare il mezzo cinematografico per espri-
mere “la lingua scritta della realtà”. Vi leggeva in esso la possibilità di un superamento della
letteratura in un’arte fatta direttamente con pezzi di realtà che diventano segni. La televisione,
al contrario, è “il trionfo della irrealtà (come sosteneva anche la Morante), “che è contro natu-
ra, e porta necessariamente alla disintegrazione”.
Un conflitto palesato in televisione quando Pasolini viene invitato da Enzo Biagi: dimostra
un certo disagio, una difficoltà ad esprimersi in maniera spontanea, realistica, a conferma delle
sue tesi. Un estraneo in quella televisione, ben prima che le TV private invadessero l’etere.
Un rapporto difficilissimo che viene riproposto, in questo periodo, da un convegno itineran-
te promosso dalla
Cineteca di Bologna
e il
Centro Studi Pasolini di Casarsa
, volti ad analiz-
zare i suoi enunciati così lungimiranti, e quanta profezia contenessero le sue asserzioni, dimo-
strate da un cinema, il suo, così ricco di realtà contro ogni strumentale finzione.
Armando Lostaglio
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Elaborazione grafica di Nico Musella
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