ACEA CULTURA
I giochi verbali sono il più delle volte l'essenza degli slogan. Felice e apprezzato fu, anni or
sono, lo slogan intitolato al “futuro della memoria”, coniato nell'ambito dei Beni Culturali per
promuovere il riscatto di un passato storico-artistico da non dimenticare, votato alla perennità.
Paradossale per contro lo slogan anonimo che corre in questo 2009, intonato in un certo qual
modo alla “memoria del futuro” e adottato dalla pubblicistica corrente per commemorare la
stagione del Futurismo: ossia d' un movimento artistico che fece, del taglio netto delle epoche
trascorse, il lievito d' una allegra e tumultuosa rincorsa di un domani e di un oltre, immuni dal
tarlo delle ricorrenze e delle implicite nostalgie. Accade invece, con buona pace di quegli ever-
sori del tempo passato, che quest'anno il Futurismo venga proiettato per ragioni di data, con
pieno merito, nel vivo della celebrazione del suo primo secolo di età! La cosa più sorprenden-
te, a confronto con le funeste sagre della “morte dell'arte”
(praticata cinicamente da troppi pseudo-artisti, osannati
ancorchè marginali esponenti della globale “bolla” finanzia-
ria), è quell' alone incredibilmente classico che pervade, al
nostro sguardo, le opere dei rivoluzionari di allora, in virtù di
una fedeltà alla forma estetica che connotava anche la più
futuribile di quelle antiche opere.
Il nostro grazie va pertanto ad ACEA per avere centrato, con
la sponsorizzazione di “FUTUROMA”, l' argomento principe
di un'annata culturale nonostante tutto ragguardevole: in un
clima che, nel rispetto della verità storica, trascende i confini
della provincia Italia, in un
tour
conoscitivo destinato
all'Europa intera.
A proposito di ACEA va messa in tutta evidenza un'altra
manifestazione intitolata a “Roma ' ntica”: la quale ha visto impegnati tra il febbraio e l'aprile,
al Teatro Argentina e su altri, noti palcoscenici della capitale, artisti della più varia estrazione,
del calibro di Gigi Proietti, di Uto Ughi, di Franco Battiato e di Mario Monicelli, offertisi di
dar vita, a titolo gratuito, a tutta una serie di eventi. Il fine comune era quello di diffondere
parole e note, inedite, sul tema della Roma che fu.
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