CineArte on line 2007 - 213 - page 418

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Abbiamo visto all’opera il restauratore Gianluigi Colalucci e i suoi colla-
boratori Piergiorgio Bonetti e Maurizio Rossi alla sesta e ultima
“pontata” di un’impalcatura alta una ventina di metri, che non è molto
diversa da quella su cui nel primo ‘500 lavorò Michelangelo. Siamo arri-
vati nel giorno in cui hanno cominciato a ripulire la penultima lunetta,
quella contrassegnata con la targa “Salmon, Booz, Obeth”, una figura
femminile con un bambino a sinistra, quasi una Madonna, e un vecchio
arrabbiato a destra. Nel corso dei giorni abbiamo
visto emergere dal grigio che li ricopriva i rossi, i verdi, i gialli, i prodigi
coloristici di Michelangelo, coperti da strati di sudiciume e dalle durissime
vernici a base di colla animale passate nel ‘700 per ravvivare i colori e
nascondere i danni delle infiltrazioni di acqua piovana. È in gran parte la
colla ad avere reso scuri ed opachi gli affreschi della Sistina.
Gli strumenti sono i più semplici, pennellesse di martora o di coda di vol-
pe, spugne, carta assorbente e un solvente, messo a punto dall’Istituto
Centrale di Restauro e fatto in casa.
Un lavoro da artigiani, costantemente controllato, verificato, dal gabinetto
scientifico del Laboratorio di Restauro dei Musei Vaticani, dove vengono
analizzate microscopiche sezioni di colore ogni volta che sorgono dubbi.
E anche di questo parlerà lo Speciale, come della costante presenza di una
troupe
televisiva giapponese che riprende ogni istante di questa straordi-
naria impresa, una documentazione totale iniziata due anni fa e che prose-
guirà fino al 1992.
Per tre milioni di dollari, la NTV si è infatti aggiudicata l’esclusiva sulle
immagini di tutto il restauro. A noi è stato eccezionalmente consentito di
salire su quell’impalcatura.
Sui quindici metri per due di quella “pontata”, si muovono ogni giorno
dieci giapponesi con l’obiettivo puntato sui tre uomini che per dodici anni
convivono con Michelangelo.
Noi abbiamo seguito quel lavoro per un mese, ma la lunetta sarà comple-
tamente finita a fine luglio. Michelangelo la dipinse in tre giornate”.
Nino Criscenti
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