CineArte on line 2007 - 213 - page 425

MIRACOLO DI LORETO
Inventivo e geniale nella sua nativa discrezione, Cesare Zavattini inserì il suo originale umo-
rismo di sceneggiatore dalle inesauribili potenzialità lungo un alveo creativo segnato dalla
coincidenza degli opposti: fra l'estremo della favo-
la surreale, incline ad un dolce-amaro romantici-
smo e l'altro estremo di una cronaca senza riscatto
intrisa di umana pietà, di stampo neorealistico. La
chiave dell'apparente contraddizione va rintraccia-
ta forse nel generoso e affabile amore di vita di
uno Zavattini, refrattario alle iniquità del mondo.
La lettera che qui di seguito pubblichiamo, uscita
sul giornale “Il Nazionale” di Roma del 4 dicem-
bre 1949, ci riporta con la memoria ad un episodio
che vede il regista Arnaldo Genoino, cattolico pra-
ticante, farsi garante dell'attitudine del “comuni-
sta” Zavattini a conciliare con assoluta naturalezza
quello che per i conformisti dell'epoca era il ballet-
to tra il diavolo e l'acqua santa, basato sul pregiu-
dizio di una radicale incompatibilità tra la militanza politica dell'uomo e la disposizione poeti-
ca del narratore.
L'episodio evocato nella lettera, che vede Zavattini coinvolto in radice, con la sua fondamen-
tale lealtà, si riferisce al documentario
Miracolo di Loreto
realizzato, stando alle cronache,
entro una corposa sequenza di film che poneva al centro di un' attività per molti versi artistica-
mente pregevole, anche se effimera, la realtà produttiva della
Orbis
e della
Universalia
, vere e
proprie imprese leader, di coerente osservanza confessionale.
In particolare la serie lauretana, che ha come protagonisti, rispettivamente, l'
Adriatica
Cinematografica
produttrice e i registi Genoino e Scotese, comprende tra le sue maggiori rea-
lizzazioni tre documentari di analogo tema: il primo sul santuario visto nella sua complessità
strutturale e funzionale; il secondo – dal titolo
Non parlate
sul tema dei pellegrinaggi devoti in
cerca della salute dell'anima e del corpo; il terzo, inteso a mostrare la vita di raccoglimento dei
frati minori cappuccini. Il top fu raggiunto tuttavia, tra il 1945 e il '46, dal film a episodi diret-
to da Vittorio De Sica, dal titolo
La porta del cielo
, autentico capo d'opera a giudizio dei più;
segnato anch'esso dall'originale apporto – screditato a priori dai soliti benpensanti – di un
Cesare Zavattini in vena di brillante improvvisazione.
LA PAROLA A ZAVATTINI
Caro Gray,
ringraziandoti dell' interesse che hai dedicato al mio film documentario
Miracolo di
Loreto
, ho il dovere di fare alcune precisazioni su quanto affermato dall'amico Bolzoni.
Prima di tutto il film in parola il quale è stato dichiarato meritevole di una menzione speciale
al Festival di Venezia, fu in quella sede esaminato dalla Commissione Internazionale per la
Cinematografia Cattolica, presieduta dal domenicano padre Lunders, che non trovò nulla da
eccepire sull'ortodossia del commento di Zavattini dal punto di vista cattolico.
D'altra parte preferii Zavattini quale commentatore del documentario per le seguenti ragioni:
Zavattini non è lontano spiritualmente dall'argomento del film, infatti egli è il soggettista del
film
La Porta del Cielo
realizzato da De Sica ed esattamente sullo stesso soggetto lauretano.
Zavattini stesso è l'autore di un soggetto per un film su
La prima Comunione
che verrà pros-
simamente realizzato da Blasetti.
Circa poi l'essere Zavattini in possesso di una tessera comunista, ritengo che ciò sia inesatto.
Mi risulta che Zavattini è collaboratore abituale del
Centro Cattolico Cinematografico
e della
1
S
anta Casa di Loreto - Foto Edosett
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