CineArte on line 2007 - 213 - page 240

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L'artista diviene otretutto operante in una logica produttiva che prescinde anche
dall'
unicum
dell'opera pittorica o scultorea, per opere che, per raggiungere l'unità,
si compongono di 16.000 immagini per un film di quattordici minuti:
“I più
grandi maestri –
si domanda Alexejeff –
hanno fatto altrettanti disegni nel corso
delle loro intere vite?”.
Ed ecco che l'autore riconduce, finalmente, alla polisemia
e alla polimaterialità del prodotto di animazione:
Quando compongo un'illustrazione, cerco le pose soli-
de più vantaggiose: evito le angolazioni difficili, gli
scorci ingrati. Animando un film non posso omettere
nessuno degli aspetti per i quali la logica del movimen-
to mi obbliga a passare. Devo studiare molte cose da
cui la pittura ci dispensa: devo conoscere l' ottica, l'
ottica fisiologica, la psicologia, la neuropsicologia del-
la percezione [...], la sensitometria e la musica [...]4 .
Rimanendo presenti queste importanti pagine è meglio ricordare, però, che la
produzione cinematografica di animazione si compone soprattutto, accando ad
opere di altissimo contenuto artistico, di infiniti esempi di ottimo e delizioso arti-
gianato semi-industriale, contro l'industrializzazione
in toto
del cinema “dal ve-
ro”, dove brillano le opere dei grandi registi delle
Major
americane.
Passando da un livello formale ad uno contenutistico, comunque lo si consideri,
il cinema di animazione si caratterizza, però, più di tutto nell'uso di una fantasia
sfrenata e spregiudicata, riuscendo a liberarsi spesso dal fantasma produttivo per
seguire logiche completamente estranee al cinema “dal vero”, dove l'espressione
della personalità artistica, di un singolo o di un'
équipe
, porta, nella esagerazione
e nella deformazione che le sono proprie, continuo stupore e linfa vitale. [...] . La
fantasia audiovisiva, dunque, libera le frontiere del nostro pensar comune, crea
dei veri e propri rifugi estetici per personalità che nel cinema “dal vero” sarebbe-
ro senz'altro ingombranti; spettacolarizza le nostre manie e le nostre bassezze, in
una genuinità espressiva che raramente s'incontra in altre forme di espressione
della nostra civiltà contemporanea. La non narratività di alcuni film diviene ma-
gicamente accettata se il film è d'animazione, ad indicare la sua forma essenzial-
mente espressiva. Lente d'ingrandimento o occhio curioso, o fanciullo, il cinema
di animazione riesce ancora a farci stupire di un fiore che si schiude, di un'onda
che fluttua, del divenire di una natura che non ritroviamo più o a farci irridere le
contraddizioni della vita quotidiana con una critica non priva di cinismo ma mai
cattiva fino in fondo, perchè si tratta pur sempre di innocua fantasia [...].
L'animazione e, soprattutto, i disegni animati conducono spesso al loro in-
terno ad un discorso metalinguistico che quasi mai si rinviene altrove; l'ani-
mazione è l'unica forma d'arte capace di contraddirsi continuamente e gio-
care con se stessa, nello smontare e ricostruire continuamente le proprie re-
gole, denunciandole e dichiarandole apertamente.[...] .
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4
Ibidem,
p. XX
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