CineArte on line 2007 - 213 - page 249

sioni politiche prese ultimamente dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
Alcune di queste decisioni li hanno letteralmente sconcertati. Nello specifico sono stati stigma-
tizzati dagli editori due decreti, il 112 già in vigore e il 137 Art. 5 tuttora in discussione. Il 112,
è stato giudicato, per quanto concerne la scuola, vago e non rispettoso della prassi editoriale in
tema di realizzazione, promozione, adozione e distribuzione del libro di testo scolastico, aven-
do in particolare stabilito che gli insegnanti debbano adottare di preferenza libri scaricabili da
Internet
o realizzati con una formula mista che preveda l’edizione su carta e l’edizione
on-line
.
In quanto al decreto 137 - in corso di perfezionamento durante i lavori - stabilirebbe che i testi
adottati (soltanto quelli nuovi, preciserà successivamente il Ministro Gelmini) non dovrebbero
essere modificati dagli editori per un periodo di cinque anni. Svolgendosi ancora i lavori, si
riportava dal
panel
la notizia che quel termine sarebbe stato esteso da cinque a sei anni. Tali
disposizioni sono apparse comunque assurde agli editori, per più motivi, tra cui prevalente la
riflessione che in più discipline, nel giro di cinque anni, le conoscenze cambiano totalmente.
L’intervento più deciso in difesa dell’editoria scolastica lo ha portato Enrico Greco, afferman-
do che
“ le case editrici del settore scolastico hanno dei destinatari ben identificati. Sono 7,3
milioni di ragazzi che senza i libri scolastici non imparano neanche a leggere. Figurarsi scri-
vere e far di conto. Sono distribuiti in circa 368.500 classi fra scuola primaria, secondaria di
primo grado e secondaria di secondo grado. Ciascuna con un proprio menù di testi scolastici.
Con questo universo l’editoria scolastica deve rapportarsi venendo incontro ad esigenze e
bisogni di istruzione che si vorrebbe avessero successo”
.
Per questo il compito dell’editoria scolastica, secondo Greco, è
“di proporre alla scuola testi,
anche su supporto digitale di qualità, destinati all’apprendimento, che devono tenere conto
dell’assetto delle scuole. Questo Governo ha esordito in modo contraddittorio rispetto allo svi-
luppo del sistema scolastico: sono interessanti, anche se tutti da precisare, i messaggi del
Ministro relativi al merito e al rigore degli studi; sono ambigui o decisamente punitivi, sui libri
scolastici che pure sono una gamba importante del nuovo percorso. Come cittadini e come edi-
tori ci sentiamo -
ha concluso Greco
- impegnati a migliorare la qualità della scuola anche
attraverso buoni libri. La condizione è che ci sia un dialogo costante con le istituzioni e una
collaborazione basata sulla fiducia reciproca”
.
Lasciamo i temi riguardanti la mano pubblica per accennare al caro libri di testo. In proposito
si è ricordato da molti intervenuti che tutti gli anni e da qualche decennio puntualmente ad ago-
sto, si è parlato dell’argomento. Questo leitmotiv è tornato anche nel 2008. Indistintamente e
sino all’apertura delle scuole, tutti i media hanno con vari accenti affermato che quest’anno il
caro libri sarebbe stato del 40%. Si è accesa la polemica e ci si è chiesti se, per caso, questa
campagna non fosse orchestrata da qualcuno. Anche il Presidente Federico Motta è tornato in
chiusura sul tema, riportando la notizia recente che l' ISTAT ha ufficialmente quantificato tale
aumento in +1,7%, che corrisponde a meno della metà dell'inflazione.
Veniamo ad altro tema: al confronto tra la lettura nel nostro e in altri Paesi. Ci si è domandati
in proposito se la lettura e il libro in Italia siano considerati una “priorità nazionale”, come
altrove in Europa. Se infatti come è detto nel libro bianco, i ragazzi italiani leggono più dei loro
genitori, sono tuttavia non solo molto meno numerosi rispetto ai loro coetanei di Germania,
Regno Unito, Spagna, Francia - per non parlare dei Paesi del Nord Europa - ma leggono anche
meno libri nel corso dell’anno, avendo con il libro e la pagina scritta una minore confidenza.
Da qui naturalmente è scaturito ancora una volta, nell’opinione dei convenuti, il ruolo della
scuola ma soprattutto quello delle famiglie che devono contribuire ad abituare il bambino alla
lettura.
Luci e ombre, quindi, con una punta di ottimismo nonostante il quadro non incoraggiante,
come spesso traspare dal libro bianco. E questo contiene in particolare una raccolta ragionata
di dati statistici, in gran parte noti, compresi in un unico contesto. Arduo sintetizzare questi dati
che palesano ancora una volta un’Italia che vanta certi primati nel mondo connessi alle tecno-
logie e alla comunicazione (diffusione dei cellulari, possesso capillare della
playstation,
una
TV esornativa, etc.) ma si alternano poi con altri dati che individuano assai preoccupanti man-
canze. Ne ricordiamo solo alcune, le più gravi:
• l’interruzione dei percorsi scolastici con un 19,3%. Una percentuale superiore alla media UE;
• il completamento degli studi secondari che si assesta attorno al 76,l3%, ma che è ancora al di
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