IL TESTO DEL FILM
La Colonna di Marco Aurelio
Alta da terra quarantadue metri – con le sue migliaia di figure a sbalzo, incise, traforate – quel-
la di Marco Aurelio non è una colonna, è una sfida: ai secoli e al cielo azzurro di Roma.
Intorno, come una ruota gigantesca, si avvita la città. Topograficamente, questo è il cuore.
Idealmente è la testa. Non a caso, dietro la vasta facciata del Palazzo Chigi, opera il governo
della Repubblica.
Varie inquadrature delle pareti esterne, in campo totale e nei dettagli
Ma questa è storia di oggi. In tempi passati la crescita del palazzo voluto dalla famiglia
Aldobrandini tra il XVI e il XVII secolo – ceduto ai Chigi che gli dettero il nome – coincise
con l’inserirsi di piazza Colonna e del Corso nelle nuove strutture urbanistiche in espansione.
Palazzo Chigi può con ragione considerarsi il perno e il simbolo di una seconda Roma dopo la
prima che, in età moderna, aveva avuto il suo centro fra Campo dei Fiori e Piazza Navona.
Vedute varie del cortile. Numerosi dettagli. Per ultimo, lo scalone d’onore
Le fabbriche antiche – Palazzo Chigi non fa eccezione – venivano su a strati se non, addirittu-
ra, a incastro e saldatura di blocchi, secondo gli eventi della vita e le fortune, o le disponibili-
tà economiche delle famiglie proprietarie degli edifici. Ciò spiega il loro frequente cambiar di
mano. Nel frattempo generazioni di architetti e di capomastri vi si susseguivano in continuo
ricambio di arte e di talenti. Palazzo Aldobrandini-Chigi vanta (con qualche incertezza) firme
di illustri autori in serrata successione, da Matteo da Castello a Giacomo Della Porta, dal
Maderno al Della Greca. All’ultimo dei nominati architetti, quel Felice Della Greca, figlio di
Vincenzo e attivo a Roma in pieno secolo diciassettesimo, spettano con certezza le felici inven-
zioni decorative del cortile, nonché lo scalone d’onore, che dal portico con l’insegna della
famiglia Chigi ci condurrà al primo piano nobile.
Le sale di rappresentanza, in sequenza
Facciamo anche noi il nostro ingresso nei saloni di rappresentanza del palazzo.
Si aprono qui le prospettive sontuose, qui si esaltano le solenni architetture aperte agli ospiti
d’onore. E qui fa mostra l’arredo – di rasi turchi, di arazzi fiamminghi, di tele Rinascimento –
in un sapiente gioco di simmetrie e di corrispondenze.
Come tutte o quasi le dimore patrizie romane, anche il Palazzo Chigi è palazzo pubblico per
vocazione, prima di esserlo per sanzione ufficiale: eletto a sede cioè – a partire da un certo anno
– di legazioni, ambasciate, dicasteri e, infine, della presidenza del Consiglio dei Ministri. Così
oggi come ieri, quando era soltanto la casa dei Chigi e già si incamminava verso modelli cele-
brativi e di rappresentanza.
La Biblioteca Chigiana
La Biblioteca. Fatta costruire nel Seicento da Agostino Chigi, ospitò la ricca libreria prove-
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