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Repubblica, ci riportano alle odierne funzioni storiche del Quirinale.
Il Salone delle Feste
Conosciuto come Salone delle Feste, questo è l’ambiente che l’informazione giornalistica e
televisiva ci trasmette nel pieno dell’animazione quando – formato un governo – i ministri giu-
rano fedeltà alla Repubblica.
Divenuto, da palazzo privato per i riposi di un papa del Rinascimento, palazzo pubblico o semi-
pubblico, il Quirinale conoscerà con il tempo giornate calde. I gendarmi di Napoleone ne trar-
ranno prigioniero, nel 1809, un papa vecchio e stanco: Pio VII. E lo stesso imperatore dei fran-
cesi si proporrà invano di prendervi stanza.
Le stanze attigue al Salone delle Feste
Nei giorni dell’entusiasmo neo-guelfo e risorgimentale, nel 1848, papa Pio IX benedirà dalla
loggia del Quirinale cittadini e patrioti. Ne uscirà ventidue anni dopo, esule in patria, cedendo
il palazzo agli italiani di Porta Pia. Il regno ne aveva fatto, fulmineamente, la reggia di Vittorio
Emanuee II; al quale, in meno di un secolo, succederanno Umberto I, Vittorio Emanuele III e
l’ultimo, Umberto II.
Con la sconfitta nell’ultima guerra e il referendum popolare, i Savoia abbandonano a loro volta
il palazzo. È nata la Repubblica. Il presidente si installerà al Quirinale.
Così agisce la storia, e al suo ritmo si animano i preziosi fondali del dramma. Saloni dai nomi
un poco stinti: “delle api”, “degli arazzi”, “degli specchi”, “dei parati piemontesi” – questo nel
quale ci muoviamo – acquistano una vibrazione insospettata; diventano scenografie per lo spet-
tacolo della vita.
La cappella di Paolo V
Delle trasformazioni posteriori al 1870, quando per fare posto alle sale ora viste, furono sacri-
ficati l’appartamento pontificio e la sala concistoriale, si salvò solo la cappella di paolo V, inti-
tolata all’Annunziata.
I giardini del Quirinale
Vaghi boschetti di soavi allori
Di palme e d’amenissime mortelle
Cedri ed aranci ch’avean frutti e fiori…
Sono versi di Ludovico Ariosto, nei quali il cardinale Ippolito d’Este, suo grande protettore,
avrà trovato ristoro alla fantasia, quando non poteva godersi la vigna Carafa: primitivo nucleo,
mai obliato, del futuro insediamento del Quirinale.
Dall’architettura del palazzo all’architettura del giardino è storia nota, a questo punto. Lo è
meno l’uso pubblico che, a più riprese, i giardini del Quirinale hanno conosciuto, fino agli
incontri che, in varia forma, vi hanno avuto luogo in tempi anche recenti per le grandi celebra-
zioni della Repubblica.
L’ala prospiciente la piazza
L’aspetto odierno, gli arredi, le collezioni d’arte del Quirinale sono in genere quelli successivi
alla presa di possesso monarchica, a datare dal 1870. E sono in parte di eredità pontificia o
napoleonica (a causa dell’intermezzo francese); in parte provenienti dalle spogliazioni di regge,
palazzi ducali, ville, che la burocrazia piemontese ritenne di dover fare dopo le annessioni al
regno. Vi è un’ala del Quirinale, tuttavia, ed è questa in cui ci muoviamo, prospiciente la piaz-
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