Pia, esaltati da un trionfale sfondo pontificio!
Certo più dissonante che non questo puro gioco di immagini fu la presenza in carne ed ossa alla
Consulta, nel 1849, dei triumviri della Repubblica romana. Pensate Mazzini, Armellini e Saffi,
che si agitano per la rivoluzione tra soffici penombre cardinalizie, al cospetto delle figure bibli-
cheo mitologiche, campeggianti negli arazzi settecenteschi di Eggermans.
La sala Pompeiana
Ma più stabili abitanti avrà il palazzo, dopo i fasti e nefasti dell’antico tribunale ecclesiastico.
Questa sala pompeiana, oggi Sala del Consiglio della Corte costituzionale, fu salone di rappre-
sentanza del Ministero degli Esteri dopo la presa di Roma.
Il salotto verde in cui entriamo fungeva e funge da anticamera. Vi sostavano i diplomatici in
attesa di essere ricevuti, e l’occhio aveva di che riempirsi.
I busti bronzei di Azzarriti e di De Nicola
Gaetano Azzarriti, qui effigiato nel bronzo in controluce, fu il secondo presidente della Corte,
succeduto a Enrico De Nicola. L’immagine fuggitiva del primo presidente all’epoca della fon-
dazione, nel 1955, ci riporta alle funzioni odierne del palazzo. Un tempo cardinali e alti prela-
ti; poi ministri e ambasciatori. Oggi, tra queste pareti, giuristi, avvocati, uomini politici.
Lo studio del Presidente della Corte
Visitiamo lo studio del Presidente della Corte costituzionale. Questo organo, supremo garante
della Costituzione in Italia – voluto nel dopoguerra dai deputati della Costituente repubblicana
– è un consesso di giudici. Dal suo seno, la fiducia dei colleghi eleva alla carica il presidente.
Ed egli rappresenta la corte, la convoca, la presiede. Perciò il suo lavoro si svolge in gran parte
lontano di qua: nell’aula delle udienze, nella sala del consiglio. Vale a dire fuori da questo
ambiente, al quale i cimeli storici e artistici – dal calamaio della pace di Villafranca ai mobili
elaborati e preziosi; dal mirabile quadro risorgimentale di Giovanni Fattori, così ricco di
pathos, ai severi ritratti dei protagonisti; dalle erme romane ai morbidi riflessi di paesaggi otto-
centeschi – conferiscono un tono raffinato ed austero.
Fac-simili di sentenze ottocentesche. Stampe del Pinelli
Ma i ricordi storici si affollano. Per qualche istante – attraverso le sentenze ingiallite della
Sacra Consulta, intorno agli anni del Signore 1850 – rivivranno, truci di sommosse e di atten-
tati, pomposi resoconti di processi, cupe cronache di condanne capitali. Gesti improbabili, sui
fondali stinti del gran teatro della storia: eppure furono sangue, passione, vita!
L’Aula delle Udienze della Corte
Con un gran “do di petto” i protagonisti sono rientrati dietro le quinte. La realtà incalza; e noi
torniamo all’oggi. Così facciamo il nostro ingresso nell’Aula delle Udienze della Corte costi-
tuzionale. Più angusta nel progetto del Fuga, ingrandita dai Savoia per motivi dinastici e, in
seguito, di rappresentanza politica, oggi la sala ospita la fase pubblica del lavoro dei giudici,
custodi e garanti delle nostre libertà costituzionali.
Di nuovo il cortile in diverse inquadrature
Ma, dal chiuso delle stanze tornando all’aperto cielo del cortile, e poi fuori ed oltre, ci ripren-
de un’altra realtà. Essa non soggiace al mutare di costumi o di personaggi, al variare di pro-
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