IL TESTO DEL FILM
Gli angeli trombettieri sulla terrazza della Consulta
Immagine familiare agli occhi dei romani, gli angioloni barocchi danno fiato alle trombe.
Gioachino Belli, il poeta di Roma, ne fece i messaggeri di una domestica apocalisse. Ma que-
sti che dall’alto del Palazzo della Consulta si protendono verso la città sono l’immagine dop-
pia e gemella della Fama.
Inquadrature della facciata con dettagli pertinenti
La Fama non ha mai abbandonato il palazzo che un vecchio papa, Clemente XII, volle per com-
pletare la scena urbana, sul colle del Quirinale; e che un giovane architetto fiorentino,
Ferdinando Fuga, attivo al Quirinale, ideò ed eseguì negli anni dopo il 1730.
Sul portale maggiore sono raffigurate la Religione e la Giustizia. Il palazzo era stato infatti
costruito per la Congregazione ecclesiastica della Consulta. E il maggior compito di questa era
appunto di amministrare la giustizia civile e penale nel nome del papa. Secondaria era invece
la destinazione a quartier generale delle truppe pontificie – i “cavalleggeri” e le “corazze” – i
cui simboli stanno scolpiti sugli ingressi laterali, accanto ad altri di un bizzarro manierismo.
Gli altri lati dell’edificio
Ma un palazzo è vivo non solo per il suo prospetto di parata. Il dialogo che un edificio – con la
sua forma e i suoi volumi – intesse con lo spazio circostante,si prolunga e si precisa lungo tutto
il suo perimetro esterno,e muta tono come muta lato:non solo per l’aspetto o la natura delle sue
superfici, ma per il rapporto di reciprocità ch’esso stabilisce con l’immediato contesto urbano.
L’androne e lo scalone d’onore
La prevalenza che, non solo qui alla Consulta, il Fuga attribuiva – da fiorentino qual era –
all’impianto architettonico, è confermata nell’androne monumentale e nello scalone d’onore,
in quel suo modo di dare ai fregi e alle partiture soltanto un valore di scansione del ritmo. I
chiaroscuri, le divagazioni, gli inserti decorativi fanno qui parte di un discorso robusto, elegan-
te ma asciutto, che poco o nulla concede ai capricci, alle trovate, agli scambi tra natura ed arte
in cui si erano sbizzarriti i barocchi del Seicento romano.
Già si preparava con il Fuga un riflusso – non era il primo, non sarebbe stato l’ultimo – di
classiche eleganze.
La facciata est del cortile
La geniale invenzione del Fuga alla Consulta, il suo colpo d’ala, è la modulazione della fron-
te del cortile, ad est. Un tema funzionale qual è quello della scala interna, concepita con com-
piti di rappresentanza, si proietta all’esterno e lievita in fantasie di singole note e di accordi
architettonici, di risalti e spaziature decorativi.
La stessa, dalle finestre interne del cortile. Busti marmorei di protagonisti del Risorgimento.
Le sale attigue
Le concordanze prospettiche sono tali da moltiplicare la presenza del cortile alimentando il dia-
logo tra l’esterno e gli interni del palazzo. A riceverne spicco sono i busti degli eroi del
Risorgimento. Bizzarrie di una disposizione casuale, ma fino a che punto? Gli uomini di Porta
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