CineArte on line 2007 - 213 - page 455

I LUOGHI DELLA MEMORIA POETICA
Il Chianti di Sanminiatelli
“ Via via mi iniziavo ai segreti del bosco: una carbonaia spenta, cataste di legna pronte per
esser portate via, un orticello abbandonato coi resti di uno spauracchio mencio per le piogge.
La mia strada rasentava un gran pino di cui ero solito vedere da casa la chioma pianeggiare sul
limitare di un borro. Ora ne potevo osservare anche il tronco vecchio, ruvido, con dei meandri
resinosi in fondo alle scaglie. La terra su cui si abbarbicava aveva le medesime rughe della
scorza, avevano fatto tutt’uno. Uno scoiattolo calava lungo il tronco, pareva un buco fluido che
cancellasse dove passava. Sul cader della notte le ombre si raggrumavano nelle vallate. Il
monte speronava il piano ma rimaneva incatenato alla sua cavernosa preistoria. Una nebbia
intima e fastosa ne carezzava il piede. Tornavano le pecore dal pascolo, si sentivano franare giù
da un greppo. I merli e le ghiandaie schiamazzavano come beccute divinità boscherecce fra la
pacata tristezza dei grandi alberi assorti. Montava dal fondovalle un alone sommesso, un lumi-
cino dentro una buccia d’arancio, due case e una botteghina, modesto rifugio di umanità riscal-
data: come certi vermi che fanno luce di notte e
paiono lucciole ferme. Questa era un’altra sco-
perta. Avevo anche scoperto in quel momento
dove stava di casa il vento: si partiva da una
gola fra lo scroscio del torrente con cui se ne
viveva appartato e minaccioso.
Esitavano già in cielo le stelle. La luna balzò
fuori a un tratto, rapida ed enorme, di dietro ad
un crinale: una luna di lacca rossa come un sole
giapponese. Ebbi a un tratto la sensazione di
avere arrischiato troppo, di aver profanato qual-
cosa. Me lo diceva il passo sospettoso del
cavallo. Con le froge eccitate forse dall’odore
di polvere delle ultime mine, il morello andava
avanti a falcate, i muscoli tesi. Un lungo fremi-
to racchiuso pareva dovesse finire in nitrito. Mi
sentivo comunicato quel fremito come se faces-
si tutt’uno con la cavalcatura ed era un sempli-
ce cavallo (anzi una cavalla) da tiro che appar-
teneva ad un contadino e portava anche in sella.
Ma ogni tanto si rallegrava e pareva una pule-
dra. Passavo così attraverso ai miracoli di un
mondo sconosciuto, ed era tutta questione di
punti di vista perchè giravo sempre attorno a un
medesimo luogo. Basta mutar posizione per
riscoprire il mondo.
Mi accorsi dunque che il bosco lo conoscevo
soltanto da due o tre punti di vista come se
guardassi sempre due o tre cartoline illustrate.
Finora lo avevo veduto in cartolina, mi era
cominciato a parere convenzionale e declama-
torio: come i ritratti della gente morta o lontana che, a forza di vederli sempre nella medesima
posizione, si fissano nella nostra mente come realtà distaccate che possiamo guardare senza
pensare alla persona che rappresentano.
Così la strada che doveva congiungere alla casa il bosco me l’allontanò, mi fece scoprire un
bosco diverso, non più una cartolina illustrata o fissato in fotografia, tanto più misterioso quan-
to più profanato.
Ero giunto ad un punto dove le piante parevano ritirarsi con rispetto e far largo a un vuoto pra-
1
Foto di Mara Pacella
1...,445,446,447,448,449,450,451,452,453,454 456,457,458,459,460,461,462,463,464,465,...526
Powered by FlippingBook