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LABIRINTI DI LUCE E MUSICA
Analoghe intuizioni poetiche, frutto anch’esse di una integrazione multimediale, sono quelle
concretatesi nello stesso lasso di tempo, ma su scala difforme ed in remoto ambiente: quello
della musica, liturgica per di più. I protagonisti ne sono stati: Flavio Colusso, maestro di
cappella della Cappella Musicale di San Giacomo a Roma e l’artista, plurimediale per
l’occasione, Guido Allegrezza. La sua opera, intitolata
Labirinti di luce
, nasce da un insieme
di immagini fotografiche realizzate con una fotocamera digitale in movimento, usando come
soggetto luci colorate anch’esse in movimento, offerte in video-sequenza in sintonia con
l’ascolto della
Missa Sancti Jacobi “super Gracias”
, a sua volta registrata. Le immagini
dell’opera di Allegrezza, riprendendo la simbologia Jacopea del labirinto, incedono
succedendosi lungo un percorso virtuale, accompagnato da improvvisazioni, suggestioni,
rinvii, che si alternano, si sovrappongono, si richiamano l’un l’altro. Quasi un ragionamento
irrazionale, azzardano gli autori incuranti del paradosso, che abbia lo scopo di rapire e
ricondurre a sé gli spettatori-ascoltatori, in vista di un’auspicata illuminazione finale. Il tutto
vuol essere un insieme concertato di episodi e momenti privilegiati della vita interiore, che
l’opera dei due citati artisti si sforza con successo di ricondurre alla fenomenologia
dell’iperumano, del sovraterreno, del sacro.
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MI-DOC TRA PASSATO E PRESENTE
Preceduto da una ricca serie di “conversazioni video”, programmate per definire una vera e
propria rassegna di documentari e incontri sull’arte, l’architettura , il ballo e l’impresa –
distribuita fra il 4 maggio e il 1 luglio dei quest’anno allo scopo di creare il clima propizio
all’evento maggiore – il
Festival MI-DOC
(erede in Lombardia del romano DOC-FEST di
Palazzo Venezia), ha inaugurato il giorno 12 e concluso il 30 dell’appena trascorso mese di
settembre, le previste proiezioni. Ne daremo conto con apposito servizio nel prossimo
numero di
CineArte on line
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UN EVENTO EDITORIALE
Perfino in un’epoca come la nostra, nella quale i nuovi libri si contano a migliaia e come
appaiono scompaiono, una pubblicazione che si affidi a se stessa, al di fuori di ogni clamore
pubblicitario, può sperare anch’essa di sfidare le sabbie mobili del consumo a oltranza,
purché soddisfi due condizioni irrinunciabili: l’eccezionalità del contesto ambientale e un
insieme di fattori che la mettano a frutto in un domani prossimo o lontano. Il nostro parere è
che entrambe le condizioni favoriscano il cammino del libro recentemente edito dalla
“Pontificia Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon” che qui si presenta:
Il film di soggetto sacro, documenti di ricerca e studio.
A curare il volume, è stata una
giovane studiosa, Mara Luzi Pacella , che proviene però dal più creativo e variegato mondo
della produzione cinematografica. Ma tutto si lega, dicono i francesi, e quest’opera è, in
verità, lo specchio di quasi un secolo di sforzi creativi e produttivi, appartenenti ad un
genere specializzato di cinema che tiene l’arte in gran conto, ed è di nobili ascendenze e di
anche più nobili aspirazioni. Detto con parole più umili: questo libro è la rassegna calibrata e
approfondita , di più di 1200 titoli e sinossi di film prodotti dagli anni trenta del Novecento
ad oggi, intenti ad uno stringente colloquio con l’arte, vari per ispirazione, livello,
ambizione.
Segue