Pudovkin.
La sezione più ampia e spettacolare è stata quella dedicata a Josef von Sternberg, noto come
demiurgico inventore di Marlene Dietrich: del suo personaggio archetipico di seduttrice fatale;
ma autore per altro di un più che notevole
corpus
di opere di quel cinema muto. Di lui non può
contestarsi (Bologna insegni) l’uso degli effetti “magici” della luce nel cinema, esemplati dal
pressocché ignoto titolo
The Salvation Hunters
, e dai più familiari (si fa per dire)
Underworld
,
The Dock of New York
,
The last Command
, muti, integrati dal sonoro
Thunderbold
. Della
Dietrich la rassegna dei film ritrovati aveva invece riproposto i grandi successi del quinquen-
nio 1930-35:
Morocco
,
Dishonored
,
Shangai Express
,
Blonde Venus
,
Scarlet Empress
, per fini-
re con
The Devil is a Woman
.
Spigolando nel folto programma retrospettivo troviamo altre opere, altri autori, accolti dall’ap-
plauso convinto dei cinefili: Chaplin, per l’enigmatico The Sea Gull e Hitchcock per
Blackmail, presentato in prima mondiale con l’accompagnamento musicale di Neil Brand. A
compimento, la squadra della scuderia Warner Bros: Dieterle, Toy Garnett, William Wellman,
Mervin Le Roy.
Una sezione speciale ci ha riproposto Giovannino Guareschi; una seconda Marcel Pagnol con
il restaurato
Topaze
; una terza Duvivier, con il capolavoro del cinema coloniale
La Bandera
,
interpretato da Jean Gabin.
Altre liete sorprese ha fornito la sezione dedicata al restauro dei film sonori, introdotta da un
giovanile gioiello di David Lean (
In Which We Serve
) e proseguita con
Le Amiche
del miglio-
re Antonioni anni cinquanta e con, fra l’altro, lo straordinario film dello Sri Lanka
Gamperaliya
di Lester James Peries (1965).
Un capitolo a sé è stato quello del CinemaScope delle origini, giunto alla sua quinta edizione
con i suoi maestri consacrati: Fuller, Boettlicher, Mann, Sturges, Done e il popolarissimo Gene
Kelly.
Un’attenzione speciale, a detta del direttore artistico van Bragh, è stata riservata al nuovo
restauro della versione francese di
Lola Montes
di Max Ophüls: apoteosi e testamento del film
storico e, per molti, l’esempio più fulgido di CinemaScope di ogni tempo, ricondotto al primi-
tivo splendore per volontà della
Cinémathèque Française.
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