ACEA OVVERO DELL’EQUILIBRIO
Che il sostegno finanziario offerto alla cultura, la così detta “sponsorizzazione”, serbi in sé il
riflesso del ruolo sociale – eticamente e funzionalmente positivo – del mecenatismo e della
committenza, già prerogativa del potere civile o religioso, lo provano gli investimenti liberali
effettuati al tempo nostro da istituti fondamentalmente “estranei”, privati o semipubblici, come
le Fondazioni e le Imprese. Le garanzie della qualità sono le stesse di sempre: la pertinenza, il
disinteresse, il bisogno oggettivo e manifesto. Ed è ragione questa se, nel panorama odierno,
segnaliamo con speciale assenso le strade imboccate dai responsabili della politica culturale di
ACEA, dispensatrice per suo conto di energia. Il favore nasce dall’attitudine di quest’ azienda,
mista di sagacia e di preveggenza, a coprire settori nevralgici delle arti, a specchio di una visio-
ne umanistica, classico-moderna e tecnologicamente aggiornata, che elegge nei suoi adempi-
menti l’attualità non di privilegio o di consorteria, la memoria storica, la creatività allo stato
puro. L’
attualità culturale
si è manifestata quest’anno nel qualificarsi di ACEA come
main
sponsor
della
Esposizione Nazionale Quadriennale d’Arte
: più semplicemente la
Quadriennale
. La quale, nata negli anni trenta del ‘900, giunta nel 2008 alla sua XV edizione,
è la principale rassegna istituzionale, in senso proprio, dell’arte contemporanea in Italia. Ma se
si ponga mente all’assenza di una stella polare che orienti al giorno d’oggi gli artisti, o sedi-
centi tali, impegnati nel mondo a conferire un indizio, una parvenza, una forma (se non proprio
un senso palese) al magma di una espressione visuale compressa in radice, diciamo che la
responsabilità di chi imprenda a gestire una materia scottante come questa dell’odierna rasse-
gna quadriennale, esula dalla matrice di un mecenatismo più o meno illuminato, per assumere
gli aspetti di una sfida agli agnostici, agli indifferenti, agli incompetenti in maschera, ai mer-
canti in agguato, perché si espongano e si compromettano con i giudizi, le scelte, le decisioni
proprie di un’assunzione di responsabilità intellettuale.
Discostandosi a questo punto da ogni forma di obbligato sperimentalismo, ecco ACEA appro-
dare nel segno di una
memoria
non rinnegata, alla rarefatta serenità – in Giovanni Bellini
veneziano, oggetto della mostra d’autunno alle Scuderie del Quirinale – di un medium pittori-
co senza peso, che avvolge e penetra figure e cose accarezzandole con il suo respiro disincar-
nato, scaldandole di un palpito d’anima. E a chi obiettasse che il proposito di congiungere nel
corso di una sola stagione
Quadriennale
e
Giambellino
– un oggi avventuroso e travagliato a
un ieri consacrato, da ravvivare nello spazio della coscienza – sia nato nel segno di una pur
sublime, irriducibile contraddizione, contrapporremo con ACEA la nostra integrale fiducia nel-
l’uomo, nella sua capacità di vivere molte vite in una. E la
pura creatività
, di cui si è fatto
cenno all’inizio? Essa era affidata, per il secondo anno consecutivo, alla fantasmagorica festa
notturna del fuoco, dell’acqua e della luce, indetta nel teatro architettonico della romana Piazza
del Popolo, per celebrare la festa notturna del solstizio d’estate. Stessa scena, stessi autori del-
l’anno scorso a cominciare dal valoroso Festi, con un di più – sembra impossibile – di estro, di
inventiva, di immaginazione liricamente acesa. Per dirne con efficacia si dovrebbe dare corso
ad una sorta di gara tra la parola e l’evento spettacolare. Ma, ad averla vinta, sarebbe la retori-
ca.
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