A PROPOSITO DI RELIGIONE ED ARTE
di Vittorio Di Giacomo
L’Arte come atto e gesto creativo autentico, immune dai vizi correnti della parodia, della
contraffazione mercantile, dell’esibizionismo osceno, è la sola manifestazione personale che –
se e quando il soggetto artista avverta in sé un incontenibile impulso verso
l’altro da sé
–
mobiliti integrato alle facoltà mentali il mondo dei sensi; in tal modo realizzando l’attitudine
nativa dell’individuo a trascendersi anche fisicamente in una
dimensione altra
più ricca e nobi-
le di quella abituale, che è per lo più confusa, magmatica, sfuggente al controllo della coscien-
za.
Il recupero totale del sé, nell’atto stesso di prenderne le distanze, quando si verifichi, è
un’esperienza eccezionale: più complessa e semanticamente integrata al contesto reale, della
analoga esperienza mistica, che aspira di per sè a minimizzare l’apporto dei sensi.
Tutto ciò spiega o quanto meno lascia intendere come e perché, pur fra rischi e intemperan-
ze di natura individuale, l’esperienza artistica autentica e selettiva comporti per similarità e
convergenze dei rispettivi orizzonti di senso, l’incontro con la dimensione religiosa, presa nella
sua vocazione sorgiva, al di là o al di qua delle specificazioni storiche o convenzionali. Ma
spiega altresì come e perché codesta sintonia o parentela tra Religione e Arte si sia manifesta-
ta nell’Europa civilizzata, nel corso di duemila anni, come l’arma pacifica più idonea a indiriz-
zare l’erratica disposizione delle moltitudini verso una più fonda realtà, meglio rispondente alle
esigenze fondamentali dell’anima e dei grandi interrogativi che la sottendono. Al punto di
indurre la Chiesa cattolica romana ad associare i capolavori dei maestri alle esigenze proprie
della comunicazione liturgica e catechetica.
Quella che ne consegue nel tempo storico – possiamo chiamarla fraternità tra vocazione reli-
giosa e ispirazione artistica – fervida in ambito cattolico, perdura in sostanza pur fra alti e bassi
di natura contingente e ricorrenti messe a punto teoretiche, fino a tutto il Settecento europeo,
in una chiave formale favorita dall’umanesimo a suo modo integrale di derivazione classica e
dai suoi modelli di vita: cioè, fino alla mutazione antropologica dovuta all’esplosione dell’il-
luminismo e della rivoluzione francese. Eventi politico culturali che, nel loro estremismo per-
secutorio, investono in radice – per demolirle – non solo la Chiesa romana come istituzione ter-
rena e ultraterrena, ma anche le manifestazioni di un’Arte (per altro in crisi di genuinità e valo-
re), che serbi nel suo pentagramma di base, chiara e consapevole, la nota spirituale.
Per dire con maggiore efficacia del senso concreto derivato storicamente dalla citata muta-
zione, sostituisco qui alla mia voce quella, profetica, del filosofo Husserl :
“
La esclusività con cui, nella seconda metà del XIX secolo, la visione del mondo comples-
siva dell’uomo moderno accettò di venire determinata dalle scienze, e con cui si lasciò abba-
gliare dalla
prosperity
che ne derivava, significò un allontanamento dai problemi che sono
decisivi per una umanità autentica. Le mere scienze di fatto creano meri uomini di fatto […]
nella miseria della nostra vita questa scienza esclude di principio, proprio i problemi più scot-
tanti per l’uomo il quale, nei nostri tempi tormentati, si sente in balia del destino; i problemi
del senso e del non senso dell’esistenza umana nel suo complesso
” .
Se quanto precede risponde al vero, e se questi sono i parametri esistenziali della moderna
società di massa – tendenti per altro al peggio – non c’è da stupirsi se la Chiesa, sollecita
com’è della salute psichica e spirituale di fedeli e non fedeli, si dimostri altrettanto sensibile
nella difesa dei valori autentici dell’Arte. In questa luce va collocata (sulla scia del grido di
Paolo VI: “
Artisti, abbiamo bisogno di voi
” e della
Lettera agli artisti
di Giovanni Paolo II ,
orientata magistralmente a partire dalla soggettività dell’artista in ricerca) l’ispirata volontà di
Papa Benedetto XVI, di riproporre in quel suo straordinario, dotto e appassionato appello tenu-
to recentemente nella Cappella Sistina, l’intero problema dell’Arte autentica nella sua sostan-
za, nei suoi riflessi “politici”, nelle sue varianti teoretiche e pratiche. Ma a questo proposito, a
noi non resta che invitare tutti voi che ci seguite alla lettura integrale di quel testo, per una salu-
tare sorsata alla fonte dell’umana autenticità.
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