ESSERE GIOVANI OGGI
di Sergio Zavoli
Anche più calda e persuasiva figurava, all’ascolto della viva voce, la parola rivolta con pas-
sione consapevole e genuina partecipazione da Sergio Zavoli ai giovani, in occasione del dia-
logo svoltosi di recente fra lui e gli studenti di comunicazione dell’università romana di Tor
Vergata. Ma anche dialogo del cronista e comunicatore di vaglia, poeta e senatore della
Repubblica, con sé stesso: ossia, confronto fra lo sbocciare delle giovanili speranze – imper-
versando la guerra – e la prodiga esperienza del culmine raggiunto. Motivo per cui, ragazzi
di oggi, ne proponiamo un brano significativo, che valga come modello e monito, conforto e
invito a non rinunciare, nell’ora in cui la luce del giorno vacilla, alla tensione verso un futu-
ro più degno e meritorio.
Finalmente, ragazzi, ho l’età per tentare di
capire che cosa penso della vostra. Con un
po’ di ipocrisia vi dirò che sono di continuo
tentato di invidiarla, ma non sempre vi rie-
sco. Eppure sono stato, e resto, un convinto
difensore dell’età più debole, difficile e soli-
taria.
Da qui, a ben vedere, nasce la dimensione
etica della cosa pubblica, a cominciare dalla
politica. Certo, l’informazione è il suo spec-
chio, ne riflette la natura e gli scopi, allo
stesso tempo diventandone uno strumento;
ma che cosa potevamo aspettarci dall’ultima
eruzione dei personalismi, degli scontri esa-
sperati, delle intemperanze, delle trasgres-
sioni, delle provocazioni che hanno prodot-
to un clima cui ci si avvezza ogni giorno di
più? Una diffusa, pervicace tendenza alla
reciproca delegittimazione, per cui l’antago-
nista non deve essere battuto, ma addirittura
annientato, da qualche tempo ha visto cre-
scere un disagio che assimila i giornali a
mezzi ormai convenuti per minare reputa-
zioni e screditare ruoli.
E ciò mentre i giovani giornalisti – non solo
per una pedagogia minimalista, ma anche
per un diffuso interesse alla banalizzazione
– vengono così ammoniti:
Tanto più sarai bravo quanto più sarai breve
. C ’è dell’altro: costret-
ta a inseguire le modalità di per sé suggestive della Tv, l’informazione non è mai stata tanto
prodiga di cronaca nera, specie la più efferata e inquietante. Tv e giornali profondono reperto-
ri di malizie, purtroppo adescanti, nel mostrarti l’inguardabile e raccontarti l’insopportabile.
Ci si domanda quali scenari potrà poi riservarci il crescere di quel “giornalismo fai da te”,
a maglia larga, che dovrebbe aggiungere nuovo
appeal
all’offerta strettamente professionale:
il giorno in cui milioni di cellulari, non solo qualche rubrica cosiddetta “sperimentale”, coglies-
sero questa opportunità dedicandosi alla documentazione di realtà rare – le più sorprendenti e
corrive – l’informazione soprattutto elettronica si trasformerebbe in una fonte inesauribile e
incontrollabile di notizie; e quel dispiego di “mezzi leggeri” minaccerebbe, potenzialmente, la
privatezza di chiunque di noi, inaugurando il volto di una licenza ormai dilagante. Quanto allo
scoop
, cioè alla rivelazione e allo scandalo, che più ingolosisce il
voyeurismo
nazionale, ali-
menterebbe un fiorentissimo mercato comunicativo cui aggiungere le regressioni lessicali
favorite dai gerghi, dagli
slang
, dai segni criptici dei telefonini, cioè dai linguaggi oscuri che
hanno già invaso i discorsi dei giovanissimi.
Ignazio Silone disse:
In nessun secolo la parola era stata così pervertita dal suo scopo natu-
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