ad opera di
RAI Cinema
del documentario d’autore. Su quali basi e con quali prospetti-
ve, avendo presente che il documentario come genere preso in sé e per sé è stato sempre
ostracizzato dalla produzione cinematografica di
fiction
?
Scaglia
– Il rilancio produttivo del documentario a cui la vostra domanda fa riferimento,
nasce dall’esigenza di riprendere una tradizione aziendale
RAI
che risale a Olmi, Amelio,
Bertolucci, Bellocchio ed altri importanti maestri del cinema italiano. Un tale rilancio ha il suo
fondamento nell’esigenza di consentire ad una nuova generazione di registi, di realizzare film
sulla realtà dell’oggi, con un profilo editoriale distante così dal
dossier,
come dall’inchiesta
televisiva o dal
reportage
classico: adottando in modo innovativo la linea della qualità e della
originalità del prodotto, con la massima attenzione ai contenuti.
La formula prescelta è la seguente: individuare un tema di fondo – il lavoro, la società, i dirit-
ti umani e così via – da raccontare in chiave universale e particolare al tempo stesso. Così è
stato per
Il viaggio di Gesù
di Sergio Basso e per
Tessere di pace
, che fotografavano per un
pubblico attento le contraddizioni di Terra Santa, in funzione di una convivenza possibile.
Tema che troverà un opportuno seguito nel documentario sul significato diplomatico dei viag-
gi dei Pontefici Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI a Gerusalemme, negli ultimi cin-
quant’anni.
Aggiungerei a questo punto la trasformazione
politica e sociale dell’Italia in
Il mio Paese
, e
dell’Europa in
La strada di Levi
di Davide
Ferrario, nonché la riflessione sull’ultima
sopravvivenza comunista in
L’oro di Cuba
di
Giuliano Montaldo e l’integrazione della
comunità cinese in Italia, rappresentata da
Sergio Basso e da Bruno Oliviero in
Giallo a
Milano
. Integrano, per concludere il quadro, i
due David di Donatello, assegnati rispettiva-
mente a
Il mio Paese
di Daniele Vicari e a
Madri
di Barbara Cupisti, insieme al
Capitello d’Argento attribuito a
Tessere di
pace
di Luca Archibugi.
Dal tenore delle risposte del Presidente Scaglia ci sembra di poter desumere – al di là dei
confortanti dati numerici – che le istanze culturali da cui, a chiare note,
RAI Cinema
muove per operare le sue scelte di natura creativa e imprenditoriale, siano tendenzial-
mente improntate ad una essenziale conoscenza di esperienze vissute o da vivere, social-
mente e storicamente condivise; comunque esenti da servitù di appartenenza pregiudi-
zia le.
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