OSCAR NIEMEYER:
COLUI CHE HA LE MONTAGNE DI RIO NEGLI OCCHI
di Antonella Rita Roscilli
Quando una forma crea bellezza, trova nella bellezza la sua
motivazione…Io sono attratto dalla curva libera e sensuale,
la curva che incontro nelle montagne del mio Paese, nel
corso dei suoi fiumi, nel corpo della donna preferita…
In
queste parole si concentra la poetica di Oscar Niemeyer, la
più notevole e riconosciuta personalità della moderna archi-
tettura. Nato a Rio de Janeiro nel 1907, Oscar Ribeiro de
Almeida Niemeyer Soares Filho ha 103 anni, essendo nato il
15 dicembre 2007. I suoi capolavori sono sparsi nel mondo:
tra gli altri, la sede
dell’ONU a New
York, l’Università
di Costantine in Algeria, il padiglione della Fiera
Internazionale di New York, la sede della
Mondadori a Milano, gli stabilimenti della
Fata
European Group
a Pianezza (Torino) e il monumen-
to a Simon Bolivar alto 100 metri. In Italia, nel gen-
naio 2010, è stato inaugurato l’
Auditorium Oscar
Niemeyer
progettato per la città di Ravello.
A lui Antonella Rita Roscilli dedica l’intervista che segue, di cui riportiamo un ampio stralcio:
Nel dicembre 2007, in occasione del suo compleanno, durante il convegno di Brasilia
(organizzato dall’Ambasciata d’Italia) i suoi allievi hanno sottolineato la sua grande pro-
fessionalità e umanità. Ma chi è Oscar Niemeyer?
Un essere umano come qualsiasi altro: uno che porta con sé le angustie che caratterizzano la
nostra precaria condizione umana, qualcuno che ha sempre la consapevolezza che la vita è un
soffio e l’uomo è insignificante davanti a questo universo che incanta e umilia.
Che cosa rappresentò all’epoca l’invenzione di Brasília, centro dimenticato e inospitale
del Brasile? E che cosa ne pensa oggi?
Preferisco limitarmi a dire che Brasilia fu il sogno prediletto di Juscelino Kubitschek. Fu il
cammino che lui trovò per trasportare il progresso all’interno del paese. E ciò è accaduto, indi-
pendentemente dalle critiche che alcuni fecero (o fanno!) alla nuova capitale.
Nel 1964, tornando da Israele dove aveva progettato l’Università di Haifa, il presidente
João Goulart fu deposto da un colpo militare del generale Castelo Branco. La dittatura
in Brasile durò fino al 1985. Lei si autoesiliò in Francia. Che cosa ha rappresentato l’esi-
lio nella sua vita?
L’esperienza dell’esilio è stata molto ricca perché mi ha garantito la possibilità di approfondi-
re la mia coscienza politica. Fuori del mio paese mi sono potuto dedicare a progetti importan-
ti come la creazione dell’Università di Costantine (in Tunisia), l’università dei sogni, un’espe-
rienza pioniera nella costruzione di un’università volta all’integrazione tra le varie aree della
conoscenza, che potesse combattere l’iper-specializzazione riduttiva, che ancora colpisce i
corsi superiori scolastici in tutto il mondo.
Come fa ad essere sempre così coerente con il suo pensiero politico?
Credo di essere giunto a questa coerenza senza alcuno sforzo.
La moglie di Jorge Amado, la memorialista Zélia Gattai, mi ha mostrato a Salvador nella
sua casa una scultura che lei ha realizzato per Amado accompagnata da una frase bellis-
sima. Questa scultura verrà esibita nel futuro Memoriale. Cosa può raccontare sulla
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