FATTI E MISFATTI DELL’ARTE CONTEMPORANEA
In un’epoca come la nostra, non per nulla “globale”, in cui tutto è, sempre di più, di tutti;
e la pratica dello specchio è divenuta, per spontanea e inarrestabile convenzione, la norma,
nessuno potrà stupirsi se anche noi di
CineArte on line
– nella nostra qualità di sito giornali-
stico gratuito, a carattere formativo e informativo rivolto ai giovani – si faccia ricorso ad una
citazione pertinente – se e quando essa non leda i diritti personali di alcuno – , per avvalora-
re la nozione espressa in un nostro testo.
Nella fattispecie, con riferimento alle ultime righe del testo che figura nell’ odierna nostra
rubrica “
Archivi della memoria”
[vedi], la citazione che qui segue, tratta dall’articolo origi-
nale, datato Londra, di Natalia Aspesi – pubblicato sul quotidiano
La Repubblica
del 6 dicem-
bre 2010, pag. 38 – pur senza neppure sfiorare le datate suggestioni demoniache del filosofo
Castelli, evoca con ammirevole sintesi e brillantezza l’analoga, compulsiva fascinazione che
un incredibile numero di artisti contemporanei subisce, speculandoci magari sopra, nei con-
fronti della più umanamente oltraggiosa poetica dell’orrido e dell’osceno gratuito.
LE OPERE DA PREMIARE NON PROVOCANO PIÚ
di Natalia Aspesi
“L’arte contemporanea arranca, ce ne è troppa, invade piazze, strade, musei, collezioni, gal-
lerie, ristoranti,
outlet
, chiese e anche i deserti, non c’è azienda famosa che non voglia sponso-
rizzare o investire in buchi o formicai o video tutti neri o stanze tutte bianche, dichiarati opera
d’arte di altissimo pregio e prezzo. Una marea di critici si inginocchia pensosa su ogni mera-
viglia o ghiribizzo, un pubblico gigantesco accorre devoto ad ogni mostra, forse mitridatizza-
to dalla confusione tra arte e realtà, come nel caso della spazzatura napoletana che pare una
installazione della
Biennale
veneziana, o nel caso delle facce plastificate e dipinte che deturpa-
no i telegiornali e paiono
horror art
appena uscita dalla
Saatchi Gallery
. Si contava molto, per
provare ulteriori brividi, sul famoso
Turner Prize,
che dal 1984, presentando i suoi finalisti alla
Tate Britain
, promuovendo i
young british artists
, ha consentito spaventi, indignazioni, denun-
ce, lanci di uova, interventi di polizia, irruzioni e calci di artisti imbufaliti, assicurandosi gran
successo di pubblico (spesso furibondo) e di critica (divisa tra estasi e riprovazione). E per
esempio è diventata mitica la maleodorante installazione (1999) intitolata
The bed
, dell’artista
Tracey Emin, già di fama oltraggiosa, composta da un giaciglio disfatto, con lenzuola macchia-
te da liquidi corporali di ogni genere e preservativi usati qua e là […..]
Ma può esistere un’arte contemporanea che non sia scorretta, offensiva, incomprensibile,
insopportabile, sporcacciona, blasfema, pedofila […..] creando quel casino artistico-politico
che assicura l’artisticità dell’opera d’arte? ...”.
1
Biennale di Venezia 2010
Museo d’A rte Moderna di Los A ngeles
Museo Guggenheim di Bilbao