CineArte on line 2007 - 213 - page 189

che si dà all’osservatore poco perspicace per avvicinarlo a un’opera
altrimenti incomprensibile. Lo considero una parte vera e propria del-
l’opera. Una componente essenziale come può essere il colore o la
forma. Non a caso la maggior parte delle volte inserisco il titolo den-
tro le opere”.
Come in
...
“Nel caso di
il peso del titolo va oltre il 50%. Non solo rivela il vero
soggetto dell’opera, ma credo faccia riflettere sul pericolo di appiattimento e banalizzazione a
cui si rischia di andare incontro con Internet. Attraverso la rete tutto è accessibile a tutti: in un
breve giro di clic si passa dal sito di una starlet alle immagini dei mutilati dalle mine antiuo-
mo. Ormai ci siamo talmente abituati che ci sembra la normalità”.
Non sembra troppo ottimista sul futuro.
“Si tende a darmi del pessimista, in effetti. In realtà io mi sento un realista. Il futuro mi incu-
riosisce e non escludo si possa andare verso tempi migliori. La condizione essenziale è però
che l’uomo torni a fare l’uomo. Che si concentri un po’ di più sulla vita, sul tempo che scorre.
In fondo con i miei lavori faccio questo: isolo gli oggetti dal loro contesto e fermo il ciclo pro-
duttivo. Mi piace l’idea che le mie opere possano essere
viste come ‘pause di riflessione’.
Il tema della vita e del tempo tornano anche nelle sculture
che ha presentato alle varie edizioni dell’Ovopinto (la
Mostra Concorso Nazionale “Ovopinto” è nata nel 1982 a
Civitella del Lago e vede in competizione opere in cui l’ele-
mento fondamentale è un guscio o gusci d’uovo di qualsiasi
specie animale, n.d.a.).
“Più che la vita, credo di aver rappresentato la fragilità della vita, la difficoltà della vita.
All’Ovopinto sono legato a doppio filo: sia perché è una manifestazione che è nata e che si
svolge a Civitella, sia perché l’idea di dover creare qualcosa che comprenda un elemento di
perfezione, qual è l’uovo, quando tutto intorno – si sa – è im-perfezione, l’ho sempre trovata
molto stimolante, e anche particolarmente in linea col mio modo di pensare”.
Osservando le sue opere più recenti si notano alcuni cam-
biamenti. Contorni più morbidi, meno aggressività... È una
scelta consapevole?
“Non è una scelta. È una conseguenza. Questo è un periodo
positivo. Mi è nata una figlia e me ne sta per nascere una
seconda. Non dico di essermi riconciliato totalmente con il
mondo, ma mi sento un po’ più possibilista che in passato,
diciamo così. Ciò non significa che se dovessi dare forma a
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Fermate il boia,
2000
Prepotente
, 2000
Barriere architettoniche
, 2001
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