CineArte on line 2007 - 213 - page 322

IL TESTO DEL FILM
Visione notturna di San Vitale
Solenne, dal fondo della notte, ritorna, millequattrocentocinquanta anni dopo, la chiesa di San
Vitale di Ravenna.
Ma prima che la mole grandiosa ne coronasse il martirio, qui giacque Vitale (storia o leggen-
da) al fondo del pozzo, sotto il grave peso delle pietre. Fu molto prima, dunque, che il fanta-
sma dell'onnipotente sovrano d’Oriente, Giustiniano, e quello della basilissa Teodora occupas-
sero il sacrario, con il loro sguardo ossessivamente intento.
Visione notturna del Mausoleo di Galla Placidia
Al piede di San Vitale è il sacello, noto come Mausoleo di Galla Placidia. Ma se non le spo-
glie, accolte in una Roma lontana, qui posa la sua memoria: di augusta imperatrice illuminata
e combattiva.
Il primo monumento chiude, il secondo apre la breve stagione in cui divampa l’arte di Ravenna,
capitale e crocevia di imperi.
Gli esterni di San Vitale
: è giorno pieno
Due vani, due volumi, entrambi a forma di ottagono: l’uno inserito nell’altro. Rivestiti di spo-
glio mattone; ma sorprendenti e mobili per alterne luci e prospettive, all’interno.
Più basso e ampio è il vano periferico. Di perimetro ridotto, invece, quello centrale, ma svilup-
pato in altezza e soprastante; conchiuso poi da una cupola che fuori non si vede, occultata dal
tiburio ottagonale e dal tetto sagomato.
Vi svettava, in antico, la croce che oggi si ammira nel museo nazionale.
In questa doppia, solida e solidale geometria si compendia l’architettura di San Vitale. Di linee
chiare e rigorose: salvo che la centralità dell'impianto è rotta dai vani del presbiterio e delle
annesse cappelle, che all’esterno interrompono il fluire delle pareti. Sul fianco contiguo, due
possenti archi rampanti spezzano il susseguirsi ordinato delle murature squadrate: aggiunti in
epoca tarda, per ragioni di statica.
Entrando in San Vitale
Dall’alto del campanile si scorge il chiostro benedettino, opera di Andrea da Valle, sopraggiun-
to in età rinascimentale a sostituire il quadriportico originario.
Uno dei suoi lati è occupato dal nartece: quella specie di vestibolo esterno addossato alla fac-
ciata delle chiese. Che è qui tangenziale, anziché ad un lato, a uno spigolo dell’ottagono di San
Vitale; ed è causa – perciò – del noto doppio accesso alla chiesa. Diretto l’uno, che vedremo;
obliquo questo, rispetto al sacrario che si incava sul lato opposto, splendente di mistiche e arti-
stiche luci. Il sacrario – composto di presbiterio e abside – in origine si apriva di là dai merlet-
ti delle transenne, che oggi figurano nell'attiguo museo nazionale.
Consente invece la visione frontale del sacrario – a chi provenga dal secondo ingresso del nar-
tece – l'altro percorso, diretto. Il quale ci apparirà fra poco in prospettiva invertita.
II vano centrale
È questa, anche, la posizione migliore per valutare, nella sua essenza ritmica e modulare, la
parete circolare dell’invaso: nella quale gli alti pilastri eretti tra arco ed arco, più che condurre
le forze (scriveva lo storico dell’arte Argan) fanno da «cesura e cerniera in questa spazialità non
più articolata ma espansa [...] in onde successive». Più che cortina muraria, si direbbe un fan-
tastico velario teatrale. Il cerchio perimetrale, ondulato per il protendersi dei pilastri verso il
centro e l’alterno ritrarsi delle grandi esedre traforate, rende queste gigantesche nicchie simili,
in pianta, ai petali di un fiore. E il curvo spazio fluente sullo sfondo si riversa e traluce con il
variare dei toni e dell'intensità, di qua dagli archi: tutti egualmente disposti secondo il ritmo
perfetto del tre nell’uno.
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