dell'architetto Massari, e quelli che vi furono ospitati in seguito. Appartiene ai primi questo
affresco della Sala del Trono, nel quale il Tiepolo torna a trattare il vecchio tema allegorico di
Nobiltà e Virtù. Come sempre l'artista vi introduce però qualche variante: dalle architetture fan-
tastiche del tempio, all'ispida figura del vecchio Merito, con le sue tinte scure, utili ad esaltare
per contrasto le note alte di cui sono intessute le figure femminili. E non solo queste ma anche
il vuoto della volta celeste, che il Tiepolo non teme di dipingere: giacché il vuoto è nella sua
pittura un
pieno
di colore e di luce che, traboccando, inonda la sala e l'animo degli astanti.
Da un punto di vista materiale o tecnico, non c'è condizione avversa che possa limitare il
Tiepolo: non eccesso o costrizione di spazi, ostacolo di sagomature o artificio di collocazione.
La difficoltà di coprire con un fregio continuo e variato la fascia di intersezione tra il soffitto e
la parete della Sala del Trono di Ca' Rezzonico è di stimolo, non di impedimento al Tiepolo,
impegnato qui - in questa ennesima e pur nuova rappresentazione delle Virtù - a dare vita a un
capolavoro autentico.
Vicenza,
Villa Valmarana "ai Nani"
Impostato secondo le regole di una regia condivisa forse dal Tiepolo con quell'esperto di tea-
tro che era il committente Valmarana (una regia attenta ai fatti del dramma e ai tempi scenici,
ma non per questo meno sensibile alle imperative esigenze dell'occhio) l'affresco che narra il
tentato sacrificio della ragazza Ifigenia - offerta in olocausto all'ira divina - appartiene al più
esibito stile teatrale del tempo. Ciò non toglie che il Tiepolo dia campo ai suoi talenti di pitto-
re puro, nella candida e rosea immagine della vittima sacrificale, cui fa riscontro il prodigio
che la salva: della cerva e della nube.
L'epilogo del
Sacrificio di Ifigenia
, vero "happy end" mitologico, reso visibile nel gesto largo
di una morbida, non più irata dea Diana, adagiata fra drappi e nuvole fluttuanti, gonfiate dai
venti, è il complemento necessario del "coup de théatre" affrescato lungo la parete dell'atrio. In
quanto epilogo felice, dà ragione di una solarità sostenuta con mezzi pittorici, altrimenti fuori
tono rispetto al pianto e all' urlo di una tragedia annunciata.
Iliade
, libro primo: donne e amori contesi, ripicche di eroi, Agamennone sul proscenio.
Affiorano dal fondo Euribate e Taltibio a sostenere Briseide, prossima al deliquio.
Un Achille in disarmo, chiuso nel suo cruccio. Dov'è l'
ira funesta
? Dove, lo sdegno dell'eroe
archetipo? La passione del poeta antico diviene emozione filtrata e quasi sottintesa nel pittore
moderno: senza facile rimbombo di spade che s'incrociano. C'è solo l'indefinito di una luce in
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