CineArte on line 2007 - 213 - page 306

Il
Banchetto di Antonio e Cleopatra
, con l'episodio della perla disciolta nel vino in segno di
noncurante ricchezza, avviene oltre la soglia, in un
di là
che è un
di qua
sognato, eppure cal-
colato grazie ad un sensitivo controllo degli effetti visivi. Perfino i frastagli dell'architettura
servono alla maggiore tenerezza del cielo.
Come sempre, il Tiepolo gioca con i contrapposti della luce e dell'ombra, un'ombra luminosa
anch'essa e colorata, evocando in piena luce sopra tutti Cleopatra. Ma è una luce che emana dal
suo incarnato.
Anche la presenza di uomini di pelle scura sembra dettata dalla necessità di un occhio esigen-
tissimo in fatto di equilibri. Ma l'equilibrio più alto è quello tra la calma rallentata dei gesti e
il fremito che le frequenze luminose suscitano, infittendosi verso altezze mai raggiunte.
I soggetti storici affrescati sulle pareti di Palazzo Labia convivono con quelli mitico-allegorici
dipinti sul soffitto. Guardate in alto, dove incombe – nell'inganno degli scorci architettonici –
il popolo delle favole antiche: Eolo e i venti,
Plutone che rapisce Proserpina
,
La Giustizia che
fa trionfare l'Armonia
,
La Virtù che vince l'Invidia
,
Bellerofonte su Pegaso
. Greco-romana per
quanto riguarda la fonte, questa mitologia appartiene al più sbrigliato e fantasioso Rococò che
il Tiepolo abbia mai inventato.
( continua al prossimo numero )
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