Venezia,
Scuola Grande dei Carmini
Il culto della Madonna del Carmelo e la devozione dello “scapolare” sono all’origine, a
Venezia, della chiesa dell'Ordine e della Scuola (non ancora Grande) dei Carmini: la confrater-
nita che, datosi nel '500 uno statuto nuovo e poi – con l'intervento architettonico del Longhena
– una sede rinnovata, ne affida al Tiepolo la decorazione. In dieci anni, il soffitto della Sala
capitolare è compiuto in ogni sua parte. I miracolosi effetti dello “scapolare”, lo splendore delle
Virtù, lo riempiono di figure.
Speranza, Carità, Fede
: non sono astrazioni o simboli ma donne, vive. Assorta ciascuna nel
vago colore della virtù che la illumina. C'è tutta la sensitiva innocenza del Tiepolo, poeta di
una femminilità edenica, in questo frammento di cielo.
Fortezza e Giustizia
, virtù cardinali, stanno insieme eppure sole. Nello slancio di emulazione
che impegna il Tiepolo a superare con la bellezza delle forme la perfezione delle virtù, balena
ai suoi occhi la visione di un assoluto naturale, del quale la donna, come figura percepita e
vagheggiata con candidi sensi, è la regina incontrastata. Nasce da ciò l'innocenza artistica del
Tiepolo.
Tre giovani donne – tre virtù:
Pazienza, Innocenza e Castità
- composte in un vertice di gra-
zia, occupano il campo immemori del tempo e del luogo. Che è un “non luogo”, privo com'è
di radici nella realtà, nonostante il rilievo plastico della cornice architettonica, che è un puro
emblema. E il tempo non scorre, ma sta. Non è tempo, è l'eterno.
Il Tiepolo ai Carmini sviluppa il tema dell'apologia del Carmelo in un contesto di virtù cristia-
ne personificate. Qui sono
Prudenza, Sincerità e Temperanza
: allegorie che, nel dare forma e
figura ai concetti, obbediscono a norme letterarie o filosofiche disposte nei trattati. Anche il
Tiepolo vi attinge, per dare fattezze umane alle Virtù.
Ma prima che la sua fantasia si sbrigli, una cosa egli sa: se le Virtù sono quanto di più eccelso
esprime la morale degli uomini, altrettanto farà lui con la pittura.
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