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Il testo che qui si pubblica è, su esplicita richiesta della Direzione, volutamente sommario. Ma per chi dalla
lettura avesse tratto motivo per un primo approfondimento, si suggerisce di Lucia Lazotti (a cura), nel novero
di una ricca bibliografia, il volume, dotato di un ricco repertorio figurativo, dal titolo
Strumenti per lo studio
della storia dell’arte
, Sansoni per la scuola, VI ristampa, giugno 2005. Dell’ opera, diretta agli studenti della
scuola superiore, si segnalano la prima e la seconda sezione di Lucia Lazotti. Di queste, la prima presenta i
princìpi di percezione visiva applicati nelle analisi strutturali inserite nel testo della
Storia dell’arte italiana
di
Giulio Carlo Argan, mentre la seconda si riferisce alle tecniche artistiche e alle loro modalità d’uso. Una ter-
za sezione, costituita dal glossario, è di Lara-Vinca Masini. Le illustrazioni qui riportate sono tratte dei volu-
mi: Lucia Lazotti,
Percezione visiva e linguaggio,
Editore Bulgarini, Firenze
;
Lucia Lazotti,
Nell’Arte, Lin-
guaggio e comunicazione, volume A
, Editore Bulgarini, Firenze;Lucia Lazotti,
Nell’Arte, Percorsi orientativi
nella storia dell’arte, volume B
, Editore Bulgarini, Firenze;
Strumenti per lo studio della storia dell’arte,
a cura
di Lucia Lazotti
,
Sansoni per la scuola.
Il codice visivo e i suoi elementi costitutivi
di Lucia Lazotti
L’uomo, per comunicare, si serve di vari linguaggi, verbali e non verbali. Egli comunica in-
fatti con le parole, con i gesti, con le immagini, con i suoni, con le espressioni del viso, con
la posizione del proprio corpo e addirittura con lo spazio sociale, cioè con la distanza che
mette fra sé e gli altri.
Ogni linguaggio, per consentire la comunicazione, deve possedere un “codice” comunicati-
vo, che consenta il passaggio di informazione fra un emittente e un destinatario, ossia fra chi
invia la comunicazione e chi la riceve.
Segni comunicativi e linguaggi
Un codice comunicativo è formato da un sistema organizzato di segni, cioè di elementi –
quali suoni, immagini, ecc. – che è possibile cogliere con i sensi e che trasmettono delle in-
formazioni a chi li percepisce.
I segni che l’uomo usa per comunicare possono essere variamente denominati. Si possono
distinguere in base alla materia che ne costituisce il significante: abbiamo così segni vocali,
grafici, gestuali, ecc.; oppure essere definiti in base al senso che l’uomo utilizza per percepir-
li: riconosciamo perciò segni acustici, visivi, tattili, e così via. In base a tali classificazioni
chiamiamo linguaggio visivo quello che utilizza segni che l’uomo recepisce attraverso la
percezione visiva.
Ogni segno, verbale o non verbale, è caratterizzato dalla
biplanarità
, ossia dalla presenza in
esso di un elemento percepibile con i sensi (un suono, un elemento acustico o visivo) e di un
elemento non percepibile (un concetto o una idea) a cui esso fa riferimento. Il primo viene
definito
significante
e il secondo
significato
. Dunque, un segno visivo è costituito da una as-
sociazione fra un significante che percepiamo con la vista e un significato a cui esso riman-
da.
Segni intenzionali, motivati, arbitrari
Senza approfondire l’argomento, che rientra in campo strettamente semiologico, può essere
utile per le sue implicazioni nella comunicazione visiva, accennare alla suddivisione fra se-
gni intenzionali e non intenzionali, segni motivati e segni arbitrari.
Sono segni intenzionali tutti quelli emessi da un emittente proprio con l’intenzione di inviare
un messaggio; sono segni non intenzionali quelli che trasmettono una informazione senza
che ci sia stata la volontà di farlo. In campo visivo appartengono alla prima categoria tutte
quelle immagini create intenzionalmente dall’uomo, quali fotografie, pubblicità, fumetti, o-