ferraresi, la cui fama era grande, aperte agli influssi della maggiore pittura del secolo, lavora-
rono come sapevano, mobilitando miniaturisti e calligrafi, i migliori che il mercato offrisse.
Oggetto di cupidigie, materia di scambio di principi e regnanti, ad essa Borso dové, recatosi
dal papa, l’investitura a duca.
III. I LIBRI DELLA PORPORA
L’ingresso e lo scalone della Libreria Marciana
Non sono in molti a supporlo, oggi: ma le due cariatidi erette sulla soglia dello scalone d’ono-
re della veneziana Libreria Marciana assolvono anch’esse un compito. Che è quello di funge-
re da trapasso tra l’ornamentazione plastica esterna e quella dello scalone. Trapasso che non è
solo strutturale o estetico, essendo chiamati – entrambi gli apparati decorativi – a significare in
modi allegorici la complessa simbologia, della quale i veneziani avevano inteso, in quel lonta-
no Cinquecento, gravare la fabbrica del nuovo tempio del sapere. Che era destinato a sconvol-
gere l’urbanistica cittadina, in quello che era, da tempo, il centro del potere; e diveniva, ora,
anche il luogo della memoria scritta, la sede della Sapienza. In conseguenza, gli stucchi e i
dipinti, nelle volte e nelle cupole della scala, giunsero a illustrare i temperamenti fondamenta-
li dell’uomo, gli influssi astrali, le gerarchie del sapere: dalle scienze umane alle divine.
L’eredità del Bessarione
«Fu già un cardinale che si chiamò Bessarione, uomo greco... ». Con queste parole dal tono
favoloso, Francesco Sansovino evoca il ruolo avuto da quel prelato, giunto da Costantinopoli
in Italia, nella stagione del crollo dell’Impero d’Oriente.
Con la munifica donazione dei codici, soprattutto (ma non esclusivamente) greci, scampati alla
distruzione, e l’elargizione dei molti altri, che egli promosse o curò, il Bessarione volle nutri-
re di nuove linfe intellettuali la città di Venezia: giungendo fino a scontrarsi – lui, convinto
seguace di Platone – con i detrattori del filosofo greco, i quali erano capeggiati da quel
Trapezunzio (stimato dal Bessarione, per le sue
Comparationes
, solo un calunniatore), in uno
scambio rovente di scritti polemici, con intervento di sostenitori e detrattori, dall’una e dall’al-
tra parte.
Tra i primi – i sostenitori scesi in campo a favore del Bessarione – si distinse Niccolò Perotti,
per una sua violenta
Refutatio
: confutazione estrema dei «delirii» manifestati dal Trapezunzio,
nell’accusare niente di meno che di eterodossia il cardinal Bessarione.
Ma, di là dai particolari dello scontro, che vide il Bessarione impegnarsi con tutte le sue ener-
gie in difesa di Platone, resta il significato complessivo della missione storica del cardinale: di
avere arricchito la civiltà di Occidente con gli apporti, insostituibili, del pensiero ellenico.
I codici e i libri della Marciana
Questo è il celeberrimo codice greco dell’
Iliade
di Omero, il più illustre. Trasportato in Italia
dall’Aurispa, il Bessarione lo acquistò dal suo erede.
La caccia con i cani e le sue tecniche – in forma di poema didascalico – su di uno sfondo mito-
logico: in greco, naturalmente. Autore, un tale Oppiano di Siria, che lo aveva dedicato all’im-
peratore Caracalla.
I capilettera, diciotto in tutto, sono il vanto di questo codice latino del 1100, con gli scritti
morali di San Gregorio.
Un altro codice greco: gli otto libri, in pergamena, della
Geografia
di Tolomeo, che appare son-
tuosamente raffigurato, nella miniatura, intento a fare misure con l’astrolabio: con manto e
corona regale, secondo la tradizione del Medioevo, che lo confondeva con il re d’Egitto.
L’Orbe terracqueo, che segue, è il classico, tradizionale planisfero tolemaico.
L’opera di Michele Glycas, sotto il nome di
Annali
– secolo XIII – voleva essere una crona-
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