questo trattato grammaticale, segno della vitale continuità della scuola cassinese.
L'883 vede la distruzione dell'abbazia ad opera dei Saraceni. Ma la tragedia non spezza il filo
dell'attività scrittoria. Ne è indizio questo compendio della letteratura medica altomedievale,
vergato al tempo dell'esilio di Capua. Ma il significato va oltre la scrittura: testimonia l'atten-
zione cassinese al problema del male fisico e della sua cura.
Frutto maturo della ricostruzione di Montecassino, nel secolo X, è invece il testo dei
Moralia
di Gregorio Magno. Del copista è noto il nome: Giaquinto. A commissionare il codice era stato
l'abate Aligerno, la vigilia del rientro a Montecassino.
Questo
Omiliario
di grande formato fu scritto in beneventana, durante il grande abbaziato di
Teobaldo. Accadde tra il 1022 e il 1035. Non meno grande fu lo splendido decoratore
Grimoaldo, diacono e monaco, autoritrattosi nella dedica.
Concepito insieme con il precedente, che gli era fratello ma lo seguì nella stesura, questo codi-
ce conferma ai nostri occhi la maturità raggiunta dallo stile cassinese, così nell'arte dello scri-
vere, come in quella del decorare.
Torna Gregorio Magno, con i suoi scritti morali, in questo codice-simbolo – di ascendenza sti-
listica bizantina che un dittico di miniature riempie a piena pagina con la fragranza dei colori,
l'essenzialità delle linee e il clima rarefatto, alieno da ogni riferimento ambientale. Teobaldo,
che lo acquisì, vi figura accanto a Benedetto. I nomi di entrambi formano una croce. Anche più
in alto – al vertice delle attività di Teobaldo – si colloca però la trascrizione del
De Universo
,
prima enciclopedia illustrata giunta fino a noi. Un'opera capitale. Autore ne era l'abate e vesco-
vo di Magonza, Rabano Mauro.
Con il
De Universo
, l'alto Medioevo compie il massimo sforzo di dare ordine e respiro al siste-
ma delle sue conoscenze, in termini di natura e di storia. Ma uno stupore grande nasce alla vista
delle figure, che nel tradurre fedelmente il testo formano il più ricco, vario, animato repertorio
di immagini che si conosca per l'epoca: fonte inesauribile di spunti per i maestri dell' arte
monumentale.
Fra tanta fioritura, giunge a Montecassino un dono splendido. È l'
Evangeliario di Ratisbona
,
oggi custodito nella Biblioteca Apostolica Vaticana. A inviarlo è l'imperatore Enrico II. La
novità del suo linguaggio, di tipo ottoniano, è come un sasso in acque tranquille.
È il momento del
Codex Benedictus
, all'acme dello splendore di Montecassino, sotto la guida
di Desiderio. Il codice è un lezionario, raccolta di preghiere per la messa secondo l'anno litur-
gico. Massima, forse, delle creazioni cassinesi, per la scrittura e la decorazione miniata, il
Codex
mostra – nella scena di dedica – l'abate Desiderio che offre a Benedetto il patrimonio
dell' abbazia: i libri e le case.
L'età desideriana non può dirsi rappresentata senza almeno tre altri esemplari; cominciando da
questo
Omiliario
, dovuto alla mano del principe degli scribi beneventani, Leone. Desiderio vi
sta con Benedetto, con il committente Giovanni Marsicano e con il bibliotecario Leone, da non
confondersi con lo scriba. È il primo manoscritto datato (1072), prodotto nello
scriptorium
di
Montecassino.
Di poco più antico questo
Sacramentario
, nel quale Desiderio figura con il solo suo nome. La
decorazione vi appare ravvivata, per forze interne alla tradizione dell'officina cassinese, sbri-
gliandosi fantasiosa e originale nell'inventare modi letterali in forma di nastro.
Per concludere, ancora un
Omiliario
. Fece parte, quasi con certezza, del corredo librario per la
consacrazione della chiesa abbaziale, riconosciuta da Desiderio nel 1071. Nessun pregio di
materiale, nessun artificio d'arte fu risparmiato, pur di esaltarne splendore e raffinatezza.
II. I LIBRI DEL DECORO
Il vestibolo della Biblioteca Laurenziana
Se le convinzioni, che inducono il monaco medievale a riscattare l'eredità della memoria scrit-
ta, sono maturate nel silenzio della cella – in un'anima attonita di fronte al mistero di Dio – , le
ragioni del «decoro» che muovono il principe rinascimentale a raccogliere e ricopiare (con
diversa mobilità e apertura) i testi antichi sembrano a prima vista appartenere più alle esigen-
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