CineArte on line 2007 - 213 - page 93

dell’uomo a cui, con più o meno gravi inadempienze, ci siamo tuttavia proposti di essere per
sonalmente fedeli; e poiché nella comunicazione quale al presente si atteggia ci sembra sia pro-
prio la sostanza dell’uomo a soffrire: da tutto ciò, almeno un proposito. Di segnalare, denun-
ciare, agire, affinché nel proprio ambito di competenza ciascuno di noi – tutti ininterrottamen-
te implicati nel comunicare come autori e fruitori di messaggi – compia un gesto anche mini-
mo, pronunci la parola appropriata, dia l’esempio utile per dare responsabilità e concretezza, e
positivi risvolti, al proprio dissenso. Che è morale, logico, estetico.
Il richiamo vale quindi a cominciare da chi ha redatto queste note, tenuto com’è, in quanto
professionista dell’audiovisivo, ad un’azione interna al fenomeno sotto esame. Un’azione che
non si limiti a porre un argine a questa o a quella distorsione del sistema della comunicazione,
per la quale saranno eventualmente suggeriti di volta in volta correttivi particolari o specifici;
bensì un argine a tutte le distorsioni possibili, agendo realisticamente (utopisticamente?) sui
destinatari dei messaggi, cioè sulle concrete condizioni oggettive e soggettive (tecniche, psico-
logiche, ideologiche e culturali) in cui la percezione dei messaggi di norma avviene. Ciò pre-
messo ritengo che la migliore strada da percorrere, anche se faticosa e indiretta, sia quella di
una didattica a carattere formativo, che ponga al centro dell’attenzione la
realtà fenomenica
dell’immagine sonorizzata, che giunge “da lontano” per vie tecnologicamente avanzate. Una
realtà da inquadrare sperimentalmente, non dalla parte dell’emittente, (che incarna quasi sem-
pre, di fatto, un potere occulto, sovrano), ma del ricevente, visto per lo più come un terminale
passivo.
In concreto, il fine sarebbe di promuovere e motivare con metodo e tecniche appropriate, in
ambito anche scolastico, una specifica, mirata alfabetizzazione al messaggio multimediale, da
perseguire implementando e affinando l’autoconsapevolezza dell’utente insieme alle sue capa-
cità esegetiche di lettore e osservatore, e alle relative abilità – quando egli si trovi a dovere
fronteggiare un messaggio più o meno strutturato. La mia sperimentata convinzione è, tuttavia,
che codesto esercizio di lettura del messaggio multimediale sia tanto più didatticamente effica-
ce e dimostrativo, quanto più esso sia chiaramente strutturato rispetto alla sua propria funzio-
ne linguistica; e, soprattutto, quanto più la forma del messaggio stesso sia un atto finale espli-
cito: compiuto e riconoscibile. Fra le tante immagini sonorizzate, disponibili come materia
d’indagine audiovisiva, l’essere un atto finale è prerogativa prevalente di quelle desunte dalle
“Arti della visione”: pittoriche, plastiche, cinetiche. E queste, lungi dall’essere un fenomeno
socialmente marginale, elitario, assumono in questa prospettiva didattica un valore aggiunto di
fattore-chiave nell’ambito di una consapevole e strutturata pedagogia audiovisiva.
Dovrebbe cioè accadere qualcosa di analogo a ciò che avviene nell’ambito letterario, in cui
la normale esegesi scolastica, affinatasi lungo secoli di esercizio filologico e retorico, ha reca-
to e continua a recare i suoi frutti nei confronti del messaggio ricevuto, orale o scritto che sia,
indipendentemente dal fatto che esso sia stato emesso con specifiche intenzioni. Lettura pre-
giudizialmente visiva e quindi verbale, compiuta. Integrale e polisemica: sensibile cioè a tutti
i possibili codici intermedi di riferimento. A questo punto il discorso, se svolto in tutte le sue
implicazioni, rischierebbe di farsi riduttivamente tecnico e, in quanto tale, di esorbitare dai con-
fini della presente avvisaglia. Basti per il momento averne fatto cenno, purché esso trovi segui-
to nelle personali riflessioni di chiunque si riconosca non solo occasionalmente interessato al
problema.
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