CineArte on line 2007 - 213 - page 94

DECOSTRUIRE E
RI-COSTRUIRE LO SGUARDO
Per una visione eclettica e sinestetica della Storia del Cinema
di Plinio Perilli
Fu André Breton, l’appassionato maestro e trascinatore del Surrealismo, a titolare una sua
opera – e forse, insieme, tutta quella fervida, ribelle controideologia artistica –
Vasi comuni-
canti
… Correva il 1932, e la voglia di sperimentare, esplorare, anzi inventare e
sognare
il
Nuovo, era più forte d’ogni tradizione, di ogni affetto radicato o forma ereditata: “Sembra che
qua e là il desiderio, che nella sua essenza è lo stesso, si impossessi alla meno peggio di ciò
che può essere utile alla sua soddisfazione. Credere che nel sogno ad occhi aperti questo lo crei
è puro gioco dello spirito. Suppongo, al contrario, che al posto di ciò che trova, preferirebbe
qualcosa di diverso, tanto è vero che esso dispone di mezzi multipli per esprimersi. In effetti
alla fine si arriverà a convenire che tutto fa immagine e che ogni oggetto cui non sia stato asse-
gnato un ruolo simbolico particolare, sia suscettibile di simbolizzare qualsiasi cosa…”
E pochi anni prima stilando il mitico
Manifesto del Surrealismo
(1924), aveva fermamente
proclamato, sancito, il pieno e multiplo diritto al sogno, all’onirica o risvegliata ebbrezza crea-
tiva: “L’immaginazione è forse sul punto di riconquistare i propri diritti. Se le profondità del
nostro spirito racchiudono strane forze capaci d’aumentare le forze di superficie o di contrap-
porsi vittoriosamente a esse: v’è tutto l’interesse a captarle prima, per poi sottometterle, se
appare necessario, al controllo della nostra ragione…”
Sì, le arti comunicano, si confrontano, si mischiano, si travasano, si condizionano, si aiuta-
no, si corrompono, si esaltano, si vincono, si parlano, si annichiliscono, si contaminano, diver-
tendosi si disperano… I linguaggi tutti della Contemporaneità sono stili, stilemi, forme espres-
sive, dichiarazioni cifrate, sentenze metaforiche. Gesto e segno, parola e immagine, o concet-
to – confluiscono nella risultanza creativa,
visibile
, che ci racconta e ci svela.
Tutto fa immagine
… Estasi plastica, dinamismo immaginifico, narrazione iconografica,
romanzo animato – il Cinema diviene e rinasce comunque, forse per la prima volta nella
modernità, come arte sintetica, autonoma ed emancipata, ma ricca di tutti i contributi, gli sti-
moli e i travagli ereditati dalle altre estetiche e poetiche: “Un’arte di sintesi organica nella sua
vera essenza,” – scriveva Ejzenštejn, rivoluzionario, geniale capostipite del film d’autore –
“non un ‘concerto’ di arti coesistenti, contigue, allacciate, ma di arti veramente indipendenti”…
Ogni progetto o mappatura ideale in una disciplina oramai così vasta e complessa come l’
ar-
te cinematografica
, è peraltro inevitabilmente parziale, fugace, sintetica, giocata per felici sep-
pur mobili esempi, quesiti, rinvii, fascinazioni… Ma nulla, sia ben chiaro, di definitivo, di
canonico, di esaustivo, di consacrato alle ardue e inappellabili sentenze dei posteri!
La mia ambizione, forse immodesta, è, sarebbe quella di costruire – intravedere, immagi-
nare o inseguire – una vera storia
sinestetica
del Cinema: un corso che si sforzi di analizzare e
condensare, decrittare e poi sublimare questa sua intrigante funzione
sintetica, organica ed
emancipata
; tornando di volta in volta sugli autori più rappresentativi, fantasiosi e sintomatici
di una ormai lunga, gloriosa vicenda. Sogno e trasgressione, crudezza e lirismi, insomma la
memorabile e ritmata, intrecciata Poesia per Immagini, il torbido dramma incalzante o la scan-
zonata, piroettata operabuffa che in un unico, deflagrante e caleidoscopico
flash-back
colletti-
vo, e progressivo, ci sveglia l’anima, per riplasmarne, COSTRUIRLE LO SGUARDO…
Dalla
Corazzata Potëmkin
a
La dolce vita
, da
Tempi moderni a 2001
:
Odissea nello spazio
,
da
Roma, città aperta
a
Donne sull’orlo di una crisi di nervi
, le romantiche idealità e soluzio-
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