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La realtà è a
colori
, l’immagine può non esserlo. Inoltre i colori dell’immagine
possono essere non coincidenti con quelli veri. Si faccia allora il confronto tra il
bianco e nero e il mondo che ci circonda, i colori di Matisse e gli oggetti che ve-
diamo intorno, il monocromatismo di una foto e un oggetto reale, simile a quello
rappresentato.
Le
proporzioni
tra i corpi nella realtà dipendono dalle loro grandezze: peso, for-
ma e volume. In un’immagine visiva dipendono dal punto di vista di chi l’ha cre-
ata. Perciò, prendendo foto che giochino sulla profondità di campo, potremo ave-
re oggetti stravolti nelle loro proporzioni: un fiore in primo piano può essere più
alto di un monte sullo sfondo.
2. Giochiamo col
frame
Il
frame
si costruisce ritagliando una finestrella rettangolare in un cartoncino ri-
gido. Conviene farne tre, secondo i tre tipi fondamentali di taglio cinematografi-
co: normale (1:1,66), panoramico (1:1,85) e cinemascope (1:2,35). È ovvio che il
lato maggiore serve sempre da base.
Una volta in possesso dei mascherini, non troppo grandi in modo da poterli uti-
lizzare sulle fotografie (pubblicità, servizi) delle riviste illustrate (consigliamo di
fare l’altezza di 5 cm e le basi rispettivamente di: 8,3 cm; 9,25 cm; 11,75 cm), si
può cominciare a
fotografare
all’interno di foto preesistenti. Si può cioè inqua-
drare una sola parte di una foto più grande e farla diventare qualcos’altro. Ad es.:
da un primo piano passare a un campo lungo e viceversa. Certo non tutte le illu-
strazioni si presteranno automaticamente, ma sarà facile scoprire che in questo
modo, al punto di vista del fotografo, si sostituisce il punto di vista del ragazzo
che, per gioco, prende la grande foto già esistente come se fosse la realtà da foto-
grafare. Una volta selezionato il campo, si può ritagliare la nuova fotografia che
verrà ad essere un nuovo segno di comunicazione. È importante in questo senso
che i ragazzi nel fare la scelta esprimano il loro perché:
ho inquadrato questa
parte perché
...
Ogni
frame
può essere usato anche per fingere una cinepresa nella realtà. Acco-
standolo ad un occhio e chiudendo l’altro, il ragazzo può scegliere cosa riprende-
re di ciò che lo circonda, escludendo ciò che non lo interessa e scegliendo il for-
mato più adatto alle sue
esigenze
espressive
. In questo modo ci si accorgerà di-
rettamente che non tutto l’esistente entra in un film, ma solo ciò che viene sele-
zionato. Sarà inoltre percepibile che ogni inquadratura corrisponde al punto di
vista, fisico e esistenziale, di chi la fa.
Bibiografia essenziale
Taddei, Nazareno
Dalla verità all’immagine
, Roma, Centro Internazionale dello Spetta-
colo e della Comunicazione Sociale, 1982.
Costa, Antonio
Immagine di un’immagine
, Torino, Utet Libreria, 1993.
L’immagine
, illustrato da Pierre-Marie Valat, progetto di Claude Delafosse e Pierre-
Marie Valat, Trieste, Edizioni E. Elle – Un libro da scoprire, 1993.
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( Prima parte, continua )