Scrive Gombrich:
Ma il quadro della stanza da letto comunica veramente questa sensazione? Nessuno dei sog-
getti ingenui da me interrogati sembra essere arrivato a questa conclusione: essi conoscevano
la didascalia («Camera da letto di Van Gogh»), ma non disponevano del contesto e del codi-
ce .
Per chi guarda il quadro e non conosce l’epistolario dell’artista sarà difficile percepire tutte le
sue intenzioni; ma comunque una lettura rispettosa delle intenzioni dell’autore gli farà coglie-
re l’evidente desiderio di deformazione dei volumi, dei colori, della prospettiva, della lumino-
sità. Che poi si percepisca «un senso di riposo assoluto» non è detto: dipenderà dalla propria
sensibilità, evidentemente diversa da quella di Van Gogh. Ma che le forme reali sono stravolte
per comunicare qualcosa, questo sì, lo si può leggere.
Ipotesi di lavoro
1. Passeggiare nei quadri
Si è detto che la lettura di un quadro può portarci a conoscere il mondo pensato dal pittore, a
desiderare di penetrarlo e passeggiarvi, come dice Eco. Per dare un’esemplificazione eloquen-
te e a sua volta artistica (ma di arte cinematografica si tratta in questo caso) può essere utile la
visione dell’episodio
I corvi
tratto dal capolavoro di Akira Kurosawa
Sogni
, facilmente reperi-
bile in videocassetta.
Si tratta di un sogno ad occhi aperti, in un film che raccoglie veri sogni e incubi fatti dal mae-
stro giapponese. Il protagonista è un pittore (lo si vede perché ha una tela sotto il braccio); sta
visitando una mostra di quadri di Van Gogh, tra i più famosi. Al momento di accomiatarsi, si
avvicina alla tela
Il ponte di Anglois
e – magicamente – si ritrova dentro un ambiente tridimen-
sionale reale, in tutto simile, nei colori e nelle forme, al quadro.
Da quel momento egli inizia un percorso all’interno di un mondo alla Van Gogh, proprio per
cercare il pittore. Lo trova in un campo, mentre sta disegnando quasi in preda a un raptus.
L’Olandese gli fa, a suo modo, una dichiarazione di poetica pittorica: in realtà lui è lo strumen-
to in mano alla luce. Essa lo costringe a lavorare come una locomotiva, finché al termine della
giornata si ritrova svuotato. Poi Van Gogh se ne va perché non ha tempo, deve dipingere, e il
sognatore lo segue, attratto dal fischio della locomotiva ormai diventata sinonimo del maestro.
Così attraverserà una serie di quadri con paesaggi, prima disegnati o monocromi, poi in un
trionfo di colori.
Dopo averlo inseguito invano, il sognatore lo intravede attraversare un campo di grano da cui
si alzano in volo centinaia di corvi. Sbalzato fuori dal quadro omonimo e ritrovatosi nel museo,
il nostro sognatore-pittore si toglie il cappello in segno di rispetto, mentre un’eco lontana fa
sentire il fischio della locomotiva.
Pur trattandosi di un film impegnativo (ribadiamo che solo l’episodio in questione può servire
al nostro lavoro), la forza espressiva delle immagini, la capacità visionaria di Kurosawa e le
innovazioni tecniche che sono sperimentate possono renderlo attraente anche per i ragazzi.
Data la breve durata (10’ circa), conviene far vedere il film una prima volta senza commenti,
verificando quanto, a caldo, i ragazzi hanno notato. Poi rivederlo guidando la lettura e facen-
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