mieopere e prevenire, grazie all’intervento di un agente (mio fratello), ogni tentativo di frode
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.
Gli Stati Uniti saranno la culla di una
nascente industria cinematografica che por-
terà alla costituzione di quella che è ancora
oggi la sua capitale: Hollywood. Nel frat-
tempo dobbiamo registrare la realizzazione
ad opera dell’americano Edwin Porter di
un’opera di concezione moderna e di
impianto realista e drammatico:
La grande
rapina al treno
(1903). Se il montaggio era
per Méliès una successione di quadri fanta-
stici, pieni di trucchi magnifici, per Porter
diventa uno strumento per raccontare una
storia giocando con il tempo e con lo spazio.
Il film è girato per lo più all’aperto seguen-
do più filoni narrativi: i banditi, il caposta-
zione, gli abitanti del villaggio. Porter per
primo capisce che una vicenda può svilup-
parsi su più piani paralleli; perciò si serve
del montaggio per alternarli nello sviluppo del racconto. Arriva perfino ad aggiungere un’in-
quadratura finale col primo piano di un bandito che spara verso la macchina da presa, quindi
verso lo spettatore. Nasce il cinema classico.
Tipi di movimento
Nei film dei Lumière il movimento è esclusivamente quello
dei corpi all’interno dell’inqua-
dratura
. La cinepresa sta ferma ed è la realtà a muoversi, entrando ed uscendo dal campo
visuale di ripresa. La concezione del film da parte dei due inventori è di fotografia in movi-
mento, meglio:
cartolina in movimento
, dato che il loro sforzo fu sempre quello di riprendere
panorami, familiari o esotici, da mostrare in quanto tali. L’esperimento de
L’innaffiatore innaf-
fiato
rimarrà pressoché isolato. Esiste poi il movimento della cinepresa.
Esso è di due tipi: la panoramica e la carrellata.
La
panoramica
consiste nel far muovere la macchina da presa sul suo asse, o in orizzontale o
in verticale. Permette di mostrare tutto quanto si può vedere da un unico punto di osservazio-
ne.
La
carrellata
si ha ogni volta che la macchina da presa si sposta in profondità, muovendosi
all’interno del campo visivo. Si avrà perciò un continuo cambiamento di prospettiva per ogni
punto toccato nello spazio. In genere la cinepresa è posta su un carrello (da qui il nome) che
permette movimenti uniformi, ma il principio resta valido anche se è posta su una qualunque
superficie mobile (auto, treno, barca) o se è portata a mano dall’operatore.
Per trovare nel cinema delle origini delle panoramiche e carrellate, per quanto rudimentali,
dobbiamo aspettare Edwin Porter: nel suo capolavoro del 1903 il treno è un ottimo carrello e
quando i banditi scappano la cinepresa li segue in panoramica, sia orizzontale che verticale.
Esiste poi una sorta di
movimento virtuale
dato dal
montaggio
. In realtà col montaggio si
accostano solo inquadrature diverse, ferme o dinamiche che siano. Però la diversa durata che
si dà ad ogni inquadratura permette di ottenere il ritmo della narrazione. Spesso il risultato fina-
le di un film dipende da come è stato montato. Identiche inquadrature, montate con diverso or-
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Da
La grande rapina del treno
, 1903
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Paolo Cherchi Usai,
Georges Méliès,
La Nuova Italia, Firenze 1983, p. 7.