do notare i particolari (la tela sotto il braccio, il valore simbolico della locomotiva, la luce del
sole che dà i colori, il cappello tolto, ecc.). Sarebbe bene arrivare a verbalizzare quale idea
voleva comunicare Kurosawa, cioè che l’incontro motivato (è un pittore il protagonista, non un
turista sbadato) con l’opera di un vero artista può farci entrare nel suo universo creativo, nel
suo apparato di immagini mentali, dove è possibile passeggiare e anche chiedersi quanti abi-
tanti ha il paese che si incontra (v. nota 4).
Merita notare che il nostro pittore-sognatore
entra
dal
Ponte di Anglois
ed
esce
da
I corvi
, che
effettivamente è l’ultimo quadro della serie (oltre che l’ultimo effettivamente dipinto dal pitto-
re prima del suicidio), come se avesse percorso una strada interna all’opera di Van Gogh, paral-
lela a quella reale nel museo.
2. Classifichiamo le figure
Raccogliere un campionario di riproduzioni di quadri (ma anche illustrazioni, disegni, elabora-
zioni grafiche), non necessariamente famosi, per provare a classificarli secondo categorie
ampie quali: realista, non-realista, simbolico, astratto.
Nel realismo possono rientrare tutte quelle immagini che si propongono di essere documento
della realtà (un ritratto, un identikit, un quadro di David) o che non pongono filtri evidenti alla
visione comune delle cose.
Tiziano, dal
Ritratto di Paolo III
Nei non-realisti possono rientrare tanto i cubisti, quanto gli iperrealisti. Di fatto avviene una
deformazione della percezione comune della realtà, anche nel caso che si notino più particola-
ri di quanto comunemente l’occhio faccia (come avviene in fotografia).
Picasso,
Les demoiselles d’Avignon
Tra le immagini simboliche è possibile inserire tutte quelle che ricorrono a una convenzione
per esprimere un concetto ampio di lunga durata nel tempo e nello spazio: i cartelli stradali, le
icone russe, i disegni sui paramenti sacri, gli stemmi araldici, i tarocchi, le carte da giuoco, ecc
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